Dalla sicurezza del sistema Paese alla sicurezza delle imprese
Nella competizione globale, l’informazione è uno strumento fondamentale per sostenere le possibilità di sviluppo e affermazione di un sistema Paese.
Nella competizione globale, l’informazione è uno strumento fondamentale per sostenere le possibilità di sviluppo e affermazione di un sistema Paese.
L’innovazione è un ecosistema complesso. Una foresta amazzonica in cui ogni attore ha un compito diverso, ma il concorso di tutti è indispensabile. La ricerca scientifica e tecnologica è un motore fondamentale, ma non l’unico. Occorrono attori pubblici e privati, grandi aziende e minuscole start up innovative, venture capitalist e mercati di borsa profondi e liquidi, giovani innovatori con talento imprenditoriale e mentor consolidati.
Ripensare l’assetto dell’industria del design significa oggi fare i conti con uno scenario attuale complesso ed interessante allo stesso tempo. La questione teorica di base potrebbe essere sintetizzata attraverso due atteggiamenti opposti: il design italiano deve porsi nelle condizioni di assecondare le richieste di mercato, sposando così un atteggiamento che si potrebbero definire di breve e medio termine?
Il rilancio dell’economia italiana può avvenire solo se si valorizzano i punti di forza del nostro sistema produttivo, e fra questi l’industria agroalimentare è candidata a giocare un ruolo da protagonista. Il comparto, infatti, è riuscito a mantenere alta la bandiera del Made in Italy anche in una congiuntura economica negativa. La produzione nazionale non solo ha retto alla competizione internazionale, ma continua a mostrare una crescita positiva in termini di esportazioni (+8% nel 2012) e rappresenta anche una delle poche vibranti realtà produttive nel Mezzogiorno d’Italia.
La quarta edizione della Conferenza “I protagonisti italiani all’estero” è stata aperta dall’intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti. Dall’incontro è scaturita una proposta Aspen – Ministero degli Affari Esteri – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di avviare una task force congiunta per rafforzare la rete internazionale di scienziati, ricercatori e imprese attive nella ricerca.
La rete ridisegna i parametri della politica, in primo luogo della ricerca del consenso e della gestione della leadership. Se ne erano già visti chiari segni nella vincente campagna elettorale del 2008 di Barack Obama: due milioni di supporter organizzati attraverso la rete, 8 milioni e mezzo di visitatori unici del sito principale, 13 milioni di iscritti alla newsletter e 30 milioni di dollari di donazioni raccolti su internet. Il primo presidente digitale della storia oggi non è più solo.
La legge di riforma dei Servizi d’informazione per la sicurezza ha esteso il campo d’azione dell’intelligence italiana alla protezione degli interessi economici, scientifici e industriali del nostro Paese.
L’indissolubile legame tra arte ed economia deve essere oggi ribadito con forza anche in un momento così difficile per l’economia globale, e per quella italiana in particolare. Uno dei grandi temi che attendono l’arte, i patrimoni e i beni culturali è rappresentato dal loro poter essere intesi anche come beni di consumo. In quest’ottica il ruolo del mercato è imprescindibile e, parimenti, sarà sempre più importante considerare l’opera d’arte in quanto patrimonio collocabile anche al di fuori dei musei e dei circuiti classici di fruizione.
I modelli di welfare europei sono stati messi sotto pressione da importanti cambiamenti demografici, economici e sociali: il progressivo invecchiamento della popolazione, le crescenti aspettative in materia di salute, i maggiori rischi di non autosufficienza, la discontinuità lavorativa e di reddito, le tensioni sul debito pubblico hanno reso progressivamente insostenibili sistemi di assistenza e previdenza ideati in passato.
Superare la crisi e tornare a crescere come in passato. È la previsione – o l’imperativo, l’auspicio, l’illusione, a seconda dei punti di vista – che a lungo in questi anni ha dominato il dibattito pubblico nei Paesi occidentali. Analisi, scenari, strategie d’azione. E come filo conduttore una metafora abusata e fuorviante: l’”uscita dal tunnel”. Quasi che, una volta finita la tempesta, tutto potesse tornare d’incanto al sereno: senza stravolgimenti di paesaggio, senza macerie, senza la necessità di ricostruire ex novo quanto distrutto.
È una lunga storia: inizia negli anni Novanta e sconfina nella strettissima attualità. È il cammino – contrastato e sincopato – delle liberalizzazioni in Italia. Se ne discute da oltre due decenni, si legifera a intermittenza in materia, ci si confronta sugli effetti e sulle implicazioni specifiche dei singoli provvedimenti. Eppure, dal perseguimento dell’obiettivo di una piena concorrenza del mercato il sistema italiano sembra essere ancora piuttosto lontano.
L’internet economy contribuisce al PIL dell’Italia per il 2%- lo stesso dato dell’agricoltura, ma con un potenziale almeno doppio che permetterebbe di raggiungere i livelli di Inghilterra o Svezia. L’introduzione del digitale nei processi aziendali ha creato in Italia 1,8 posti di lavoro per ogni posto eliminato, mentre negli Stati Uniti o in Inghilterra ne sono stati creati 2,7.
Secondo il dettato costituzionale, la fiscalità, oltre a consentire l’erogazione di servizi e prestazioni indispensabili al benessere e al progresso dei cittadini, dovrebbe contribuire a superare le disuguaglianze sociali applicando criteri di giustizia distributiva. Questo principio di “equità” nella modulazione del prelievo fiscale assume un rilievo tanto più marcato quanto più si accrescono, come sta accadendo, i profili di disuguaglianza sociale ed economica.
Le biotecnologie sono un ambito scientifico con grandi prospettive in cui l’Italia può giocare un ruolo importante. Il Paese, infatti, parte da un livello di formazione elevato e offre ottime professionalità nel settore. I benefici, anche economici, che si prospettano sono davvero considerevoli con ricadute interessanti anche dal punto di vista industriale: le biotecnologie sono un mercato in crescita non solo grazie all’incremento delle aspettative di vita, ma anche per il costante aumento delle persone che, nel mondo, hanno accesso a cure mediche.
La rivoluzione digitale della fine degli anni Novanta ha cambiato radicalmente il mondo della televisione. Oggi il prodotto audiovisivo è su internet, su smartphone, sui tablet: viene arricchita la capacità trasmissiva, perde ascolti la tv generalista e aumenta il livello di personalizzazione della fruizione. Cambiano, e in fretta, anche i modelli industriali: a breve sarà molto diverso il modo di fare televisione, di distribuirla, di renderla appetibile al mercato pubblicitario.
Si è tenuta il 19 luglio scorso a Palazzo Lancellotti, sede romana di Aspen Institute Italia, la premiazione del concorso “L’unificazione italiana”, organizzato dallo stesso Aspen e dall’Istituto della Enciclopedia Italiana.
Negli ultimi anni il concetto di etica sembra sia diventato protagonista del dibattito economico: sempre più spesso si usano espressioni come finanza etica, commercio etico, etica degli affari, e tutte le maggiori aziende internazionali si sono dotate di un codice etico. Fa da contraltare a questa apparente “eticizzazione” dell’economia, una crisi gravissima interpretabile anche come la conseguenza e il frutto di comportamenti eccessivi e spregiudicati da parte di alcuni operatori economici, soprattutto finanziari.
Una montagna da scalare, una zavorra, un’ipoteca sul futuro dell’Italia. Nel dibattito italiano pochi argomenti si prestano all’utilizzo delle metafore ardite come l’ammontare del debito pubblico. Una cifra effettivamente colossale, pari a quasi 2.000 miliardi di euro, con un’incidenza sul PIL che supera la soglia del 123%.
Ridisegnare l’immagine Italia in un momento di crisi non solo è strategico, ma anche urgente. Il problema, e il fatto è un po’ paradossale, sembra avere origini interne: sono gli italiani stessi che, in una sorta di coscienza autoflagellante, parlano male del Paese quando sono all’estero.
Il nostro “petrolio”, una “miniera d’oro”, un “giacimento” in larga parte sottoutilizzato: nella lista (lunga) delle potenzialità ancora inespresse del Paese e delle relative metafore, da decenni il turismo occupa stabilmente un ideale “podio delle occasioni mancate”, assieme alla cultura e al paesaggio, cui peraltro è evidentemente legato a doppio filo. Se ne discute nel dibattito pubblico, si analizzano le performance in termini di attrattività e competitività del settore, si focalizzano punti di forza e di debolezza.