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Attività

I servizi di informazione per la sicurezza e le imprese: quali sinergie?

    • Roma
    • 7 Marzo 2012

          La legge di riforma dei Servizi d’informazione per la sicurezza ha esteso il campo d’azione dell’intelligence italiana alla protezione degli interessi economici, scientifici e industriali del nostro Paese.

          Il persistere della crisi economico-finanaziaria ha creato molti e diversi scenari di rischio per le imprese italiane, che ne aumentano la vulnerabilità nei confronti delle iniziative dei competitor esteri. I rischi sono legati, tra l’altro, alle difficoltà di accesso al credito, allo spionaggio industriale che minaccia le capacità innovative delle nostre aziende, agli investimenti stranieri in settori come i trasporti, le telecomunicazioni e l’energia, alle infiltrazioni criminali nell’economia.

          Si tratta, quindi, di attività illegali ma anche, in qualche caso, di attività legali e ciò dà la misura della complessità delle situazioni con cui si confrontano i Servizi nella loro azione a tutela di quel particolare aspetto della sicurezza nazionale che è rappresentato dal corretto funzionamento dei mercati.

          Il quadro è ulteriormente complicato da alcune circostanze critiche: nel nostro ordinamento mancano strumenti e procedure per definire se e quando un’impresa o un settore rivestono carattere “strategico” per l’economia nazionale; le piccole e medie imprese italiane costituiscono una sorta di galassia unica al mondo per estensione e ricchezza, che rende difficile non solo la difesa dei punti di eccellenza, ma anche la conoscenza e l’individuazione degli stessi.

          Tutto ciò fa sì che nel nostro Paese i rapporti tra Servizi di informazione e le imprese siano meno sviluppati rispetto a quel che avviene in molte realtà estere (in America risale all’amministrazione Clinton la decisione di affidare all’intelligence gli interessi delle imprese americane).

          A ciò deve aggiungersi che il quadro dei rapporti di collaborazione tra i Servizi d’informazione sviluppatosi durante la Guerra Fredda funziona ancora, e con buoni risultati, per quanto concerne la lotta al terrorismo, ma non può dirsi altrettanto quando si parla di competizione economica. Così che un “alleato” può essere allo stesso tempo un “competitore”, con tutte le conseguenze del caso.

          Occorrono, quindi, indicazioni politiche chiare che orientino con certezza l’azione dei Servizi di fronte a questi nodi problematici; un ruolo di grande importanza, in questa prospettiva, spetta al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, fino ad oggi poco attivo. Ci sono Paesi stranieri molto più attenti del nostro nel tutelare l’interesse nazionale, e ciò avviene sulla base di decisioni politiche, perché non possono essere gli stessi Servizi di informazione a tracciare il quadro della loro azione.

          In Italia sono particolarmente urgenti e necessarie decisioni di indirizzo politico, in base alle quale organizzare e mettere a regime il rapporto tra Servizi di informazione e imprese, sia le grandi – che normalmente sono già dotate di organizzazioni di sicurezza e di procedure formalizzate per l’analisi del rischio – e, soprattutto le piccole e medie. Per queste ultime l’interfaccia da utilizzare potrebbero essere le associazioni di categoria, oppure i distretti industriali o le filiere che fanno capo alle grandi aziende.       

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