Vai al contenuto
Attività

Arte, economia e mercato: alla ricerca di un dialogo virtuoso

    • Milano
    • 26 Marzo 2012

          L’indissolubile legame tra arte ed economia deve essere oggi ribadito con forza anche in un momento così difficile per l’economia globale, e per quella italiana in particolare. Uno dei grandi temi che attendono l’arte, i patrimoni e i beni culturali è rappresentato dal loro poter essere intesi anche come beni di consumo. In quest’ottica il ruolo del mercato è imprescindibile e, parimenti, sarà sempre più importante considerare l’opera d’arte in quanto patrimonio collocabile anche al di fuori dei musei e dei circuiti classici di fruizione. Inoltre, sarebbe oggi un errore rimanere fermi alla distinzione statica tra patrimonio artistico in quanto “bene da conservare” e suo ruolo educativo e sociale da intendersi in senso dinamico. Tuttora l’arte riveste, in quanto sempre e comunque “contemporanea” al momento storico nel quale viene prodotta, un ruolo di valorizzazione delle più alte aspirazioni dell’uomo.

          Occorre pensare i patrimoni artistici al di là dei valori tradizionali, vale a dire anche in termini di “produzione culturale” e, più in generale, di produzione creativa estendibile all’ambito ampio che attorno al bene artistico culturale nasce e si sviluppa. Il rischio connesso all’incapacità di considerare, ed anche misurare, tale valore aggiunto non può che condannarci alla marginalità, in un mondo dove il vero valore aggiunto sta divenendo sempre più la facoltà creativa intesa come originalità. In tale ottica sarà opportuno ripensare anche i musei nei termini di centri di produzione culturale, di ricerca e di creatività diffusa sul territorio.

          Il ruolo pubblico dell’arte, soprattutto perché arte e vita pubblica sono sempre state concepite come fortemente connesse, prevede un intervento dello Stato, i cui termini attraversano oggi una fase di ridefinizione. Non può venire meno il rapporto tra territorio e forze produttive così come la valorizzazione dei patrimoni immateriali, una battaglia che l’Unesco sostiene da alcuni anni e che sarà in ogni caso da considerarsi centrale nei futuri processi attuativi, con particolare attenzione al Programma Europeo Horizon 2020.

          La leva economica strutturata sull’arte prevede altresì un nuovo tipo di pubblico ed un nuovo tipo di fruizione, più consapevole ed approfondita e soprattutto mai disgiunta dai circuiti media. Il binomio cultura e innovazione non può più essere semplicemente considerato in termini alternativi, ma occorre legare la prima alla seconda anche in chiave di prospettive produttive. Non va però dimenticato il ruolo di eccellenza che tuttora l’Italia riveste nell’immaginario internazionale, un punto di forza che occorre coltivare anche al fine di non vederlo indebolirsi nel tempo. L’idea di alienare i beni culturali improduttivi, così come riproporre l’idea dei comodati gratuiti a strutture private o estere, può essere presa ancora in considerazione pur senza sottovalutare la criticità rappresentata dal fatto che l’appeal dell’arte italiana è legata essenzialmente ai grandi maestri ed ai nomi facilmente riconoscibili dall’immaginario globalizzato.