The China challenge
In coincidenza con il summit “strategico ed economico” tra Cina e Stati Uniti a Pechino, si è tenuto a Milano un seminario con Edward Tse, presidente di Booz & Company in Cina e tra i maggiori esperti del mercato cinese.
In coincidenza con il summit “strategico ed economico” tra Cina e Stati Uniti a Pechino, si è tenuto a Milano un seminario con Edward Tse, presidente di Booz & Company in Cina e tra i maggiori esperti del mercato cinese.
Il salvataggio in extremis della Grecia da un possibile default apre una serie di questioni urgenti sul futuro della moneta unica, dell’Europa come entità politica e, più in generale, del rapporto tra finanza ed economia reale. La crisi, infatti, ha posto sul tavolo come problemi non solo la precaria situazione economica e sociale della Grecia – che dovrà attraversare, inevitabilmente, un periodo di profonda e prevedibilmente dolorosa ristrutturazione – ma anche la scelta delle azioni da intraprendere per prevenire un possibile contagio verso altri paesi europei.
La rivoluzione di Internet ha indotto nell’industria della comunicazione grandi trasformazioni sia sul fronte delle infrastrutture che su quello dei contenuti. Per le infrastrutture lo scenario impone un diverso livello di investimenti, un cambiamento consistente della regolazione e nuovi modelli di business. Si pensa ormai ad una mappa paneuropea che dovrebbe indicare le linee guida per i nuovi assetti del settore.
Il dibattito si è sviluppato lungo due direttive fondamentali: l’investimento in conoscenza e capitale umano da un lato e la ricerca e l’innovazione dall’altro, due determinanti della crescita e della competitività che, insieme, rappresentano la leva fondamentale della sopravvivenza, della ripresa e delle sfide del futuro.
Il seminario, articolato in tre sessioni, ha approfondito le principali cause istituzionali, economiche e sociali che impediscono un’adeguata crescita del Sud e il suo allineamento ai livelli raggiunti al Nord.
Dopo la crisi un nuovo paradigma di sviluppo: più solido, ancorato a valori condivisi, proiettato sulla costruzione del futuro oltre la gestione ordinaria dell’emergenza. Se ne discuteva, nei mesi scorsi, sull’onda di quel moderato ottimismo che spingeva commentatori ed economisti a dare come imminente, numeri alla mano, la fine della tempesta economica e finanziaria del post-2008.
La crisi economica globale, caratterizzata dal rapido succedersi di eventi straordinari in un breve arco di tempo, sta radicalmente trasformando il sistema energetico. Nell’attuale contesto, sei fattori appaiono particolarmente cruciali: 1) La scoperta dello shale gas: un evento sconvolgente, dovuto in parte al sostenuto costo del metano.
Si è tenuta a Milano il 7 e 8 maggio la nona Conferenza Annuale degli Aspen Junior Fellows sul tema “Riconciliare ambiente e sviluppo. Idee dalla Y Generation per affrontare i limiti della crescita”. Il dibattito si è articolato lungo tre assi: lo stato del debito ecologico e le risposte per affermare una cross generation solidarity sui valori ambientali; le scelte energetiche dell’Italia nel confronto internazionale; l’ambiente e la sicurezza alimentare in un mondo più affollato, più caldo, più piatto.
I processi di globalizzazione hanno reso più complessa la lotta alla malavita. Le attività criminali si sono allargate su scala mondiale, crescendo insieme all’internazionalizzazione degli scambi commerciali e all’intensificarsi del fenomeno migratorio. Al tempo stesso, la presenza malavitosa ha mantenuto una dimensione locale forte, basata sul radicamento territoriale e sulla penetrazione nel tessuto sociale.
La conferenza è stata introdotta da una discussione generale su un quesito di fondo: nei nuovi equilibri internazionali, l’Europa è destinata in ogni caso a perdere rilevanza?
Sono oltre dieci i punti percentuali di differenziale di crescita che negli ultimi 10 anni separano l’Italia dalla media dei paesi dell’eurozona: e se è vero che alcuni di questi hanno avuto una crescita non sostenibile, perché basata sull’espansione dell’indebitamento privato o pubblico, resta comunque penalizzante il confronto con paesi più virtuosi come Germania e, soprattutto, Francia. Tale ritardo è in parte dovuto alle difficoltà del Mezzogiorno, che si presenta oggi come pericolosamente simile alla Grecia, e su molti fattori anche nettamente più debole.
Solo l’anno scorso, in media, le famiglie italiane hanno speso più di 35 miliardi di euro per la mobilità. Sempre nel 2009 il costo della congestione nelle aree metropolitane è stato di circa 9 miliardi di euro. Solo a Roma, per esempio, si bruciano dai 12 ai 15 milioni di carburante, a cui vanno aggiunti i costi prodotti dall’aumento dell’inquinamento urbano ed extraurbano e dall’incidentalità.
L’Europa, grazie ai suoi legami storici e alle competenze nei settori strategici, può svolgere un ruolo di primo piano nel coinvolgere gli attori locali più dinamici e indirizzare risorse esterne verso programmi costruttivi. Il governo e le iniziative private sono entrambi indispensabili, perchè le attività economiche non possono prescindere dalle più ampie condizioni politiche e di sicurezza.
Export: motore della crescita del Paese e, al contempo, specchio di un sistema produttivo proiettato verso il mondo. Questa duplice caratterizzazione delle esportazioni italiane rappresenta, da oltre un decennio, un argomento preminente nel dibattito pubblico relativo alla competitività dell’economia nazionale in epoca di globalizzazione.
Radici da declinare al plurale, come composizione di un mosaico di contributi e significati, a volte anche conflittuali. Le fondamenta della cultura italiana non possono essere altrimenti descritte: una pluralità di conoscenze, costumi e saperi che hanno maturato nel tempo un carattere unitario. Il risultato è una originale composizione delle differenze generate da tre grandi epoche storiche segnate rispettivamente dalla preponderanza dei Comuni medievali, dalle nuove teorie scientifiche di matrice rinascimentale e dalla rivoluzione industriale.
Al centro del dibattito, organizato in collaborazione con l’ISPI e il TG1, un bilancio del primo anno della Presidenza Obama, una valutazione della crisi economico-finaziaria e degli strumenti messi a punto per superarla, nonché il rapporto tra la nuova amministrazione e l’Europa.