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Attività

Riformare Governo e Parlamento: il massimo possibile o il minimo indispensabile?

    • Roma
    • 6 Ottobre 2010

          L’approccio al tema delle riforme istituzionali appare oggi ispirato dalla consapevolezza dell’esigenza di un cambiamento culturale. Il dibattito tra minimo indispensabile e massimo possibile appare così superato da un approccio che rifiuta la retorica delle riforme e sottolinea fortemente le necessità attuali, a partire dai fatti.

          I fatti sono costituiti dai problemi reali avvertiti nel Paese, in parte ascrivibili anche alle riforme realizzate negli ultimi anni e rivelatesi problematiche nel tempo; inoltre, emergono alcune prospettive riformatrici da attuarsi mediante interventi mirati, alcuni in corso di realizzazione sia in sede nazionale che a livello europeo.

          Costituiscono problemi reali la crescente domanda da parte della società civile di buona amministrazione e di recupero di capacità decisionale da parte delle istanze chiamate a decidere. A livello istituzionale, la capacità decisionale non può essere recuperata, sul versante dei rapporti tra Governo e Parlamento, rendendo sistematica la prassi dei maxiemendamenti governativi e della conseguente posizione della questione di fiducia. Ulteriore problema è l’elevato livello di conflittualità tra poteri dello Stato, che chiama in causa anche il rapporto tra politica e magistratura.

          Vi è poi la necessità di riequilibrare il rapporto tra Stato e regioni, complicato dalla riforma dell’art. 117 Cost. disposta dalla legge costituzionale 3/2001; essa ha innescato conflitti interpretativi sul riparto di competenze tra livelli di governo e l’attesa dei necessari tempi dei giudizi costituzionali per la loro definizione ha un effetto di paralisi sull’attività di settori come la sanità.

          Sotto il profilo degli interventi mirati rilevano sia le riforme in corso, sia alcune ipotesi di riforma che riguardano singoli aspetti ordinamentali. Tra le riforme in corso spicca il federalismo fiscale, la cui attuazione comporterà nuovi equilibri nel rapporto Stato Regioni, intervenendo sull’esigenza di maggior trasparenza dei lavori della Conferenza Stato Regioni e di revisione del riparto di competenze previsto dall’art. 117 Cost., senza escludere l’importanza della riforma del bicameralismo perfetto con la previsione di un Senato federale.

          A livello europeo, poi, si stanno predisponendo una sessione di bilancio comune e modifiche al Patto di convergenza. Questo processo di riforma implicherà uno sforzo sia per la definizione di punti di equilibrio tra sovranità nazionali e devoluzione di competenze a livello europeo, sia per la riforma dei meccanismi che riguardano la capacità decisionale delle istituzioni. Il dibattito su questo punto sembra concentrarsi sulla constatazione della necessità di interventi che assicurino stabilità al sistema politico e governabilità, quali la riforma della legge elettorale, da realizzare assicurando la possibilità di scelta dei candidati da parte del corpo elettorale e, contestualmente, riaprendo la riflessione sulla possibilità di recuperare l’immunità parlamentare per una rappresentanza parlamentare eletta con nuovi meccanismi elettorali.

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