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Attività

L’Italia e le sfide del futuro. Verso il 2020

    • Cernobbio
    • 5 Novembre 2010

          Si è discusso di scenari istituzionali con un esame dei cambiamenti in atto a livello globale ed europeo e i processi di riforma necessari a livello nazionale. Da un lato, la ricerca di più stabili equilibri macroeconomici globali si accompagna al dibattito europeo sul rafforzamento delle regole fiscali, sulla revisione del patto di stabilità, sulla disponibilità di un’adeguata strumentazione di emergenza. Dall’altro, la capacità di governo dei singoli paesi, ivi compresa l’Italia, è ridotta dalla moltiplicazione dei poteri di veto e da eccessi di regolamentazione normativa e burocratica. Ciò segnala l’esistenza di una più generale crisi dello stato-nazione, compensata da un processo, ora diretto ora indiretto, di nation building a livello europeo i cui esiti, tuttavia, rimangono aperti e incerti.

          Al centro del dibattito anche i futuri equilibri generazionali e le sfide demografiche: si è stimato che la popolazione residente in Italia rimarrà fondamentalmente stabile nel numero, con un’incidenza della presenza straniera che salirà al 17 per cento. Gli ultraottantenni sono destinati a rappresentare il 15 per cento della popolazione nel 2050. Il sistema del welfare sarà ancora sostenibile, ma meno generoso. Tra i problemi maggiori che dovranno essere affrontati in Italia nel prossimo decennio vi saranno quelli del calo delle nascite, della prolungata permanenza dei giovani “a casa”, della crescita del numero di anziani soli e non autosufficienti. In questo contesto, l’immigrazione straniera giocherà un ruolo importante nel compensare il calo dell’offerta di lavoro da parte di cittadini italiani. Ciò, tuttavia, non significa che nel futuro si debba necessariamente accrescere il flusso di immigrazioni oltre la soglia oggi prevista di 200mila unità all’anno.

          Sul tema delle prospettive competitive delle imprese si è ribadita l’importanza di favorire crescita e occupazione. Per dare risultati, però, l’impegno delle imprese va coniugato con il ruolo attivo dello Stato, il sostegno delle banche, lo sviluppo dei servizi di educazione e ricerca. Il mondo delle aziende, d’altra parte, si presenta ricco e articolato, con sfide  competitive diverse. I problemi delle circa 4.000 grandi aziende sono differenti da quelli con cui si misurano le piccole e medie imprese, che devono innanzi tutto vincere la sfida del consolidamento, della crescita dimensionale e della integrazione in reti efficienti. Ancora diverso è il tema delle microaziende e dei mestieri, rispetto alle quali si pone il problema fondamentale della formazione e dell’apprendistato. Il settore non profit, a sua volta, ha bisogno di un rapporto più stabile e a lungo termine con la PA. Interventi ad hoc, infine, sono richiesti per le nuove aziende: si tratta, infatti, di facilitare la nascita e la ‘chiusura’ delle imprese, le start up tecnologiche, l’ingresso di imprese e investimenti dall’estero.