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Attività

The China challenge

    • Milano
    • 24 Maggio 2010

          In coincidenza con il summit “strategico ed economico” tra Cina e Stati Uniti a Pechino, si è tenuto a Milano un seminario con Edward Tse, presidente di Booz & Company in Cina e tra i maggiori esperti del mercato cinese.

          L’incontro è stato un’occasione per discutere del contesto economico che le imprese trovano in Cina, oltre che delle grandi scelte del governo cinese in questa fase di grave incertezza internazionale. La chiave per comprendere il sistema cinese è proprio nella commistione di interventi delle autorità politiche – che restano frequenti e pervasivi – e stimoli alla competitività provenienti dai mercati – sia quelli internazionali che ormai quello interno. Lo spirito imprenditoriale della società cinese assicura un enorme dinamismo anche in presenza di persistenti vincoli politici e amministrativi. E l’approccio del governo è ispirato alla gradualità del cambiamento anche dove esso è considerato comunque indispensabile: così nell’introduzione del diritto commerciale moderno, nell’apertura alle joint ventures con imprese straniere, nella ristrutturazione del sistema bancario, nella stessa delicata gestione della politica valutaria. Questo ultimo aspetto ha ovviamente un impatto significativo su tutti gli altri, e non a caso attira moltissima attenzione a livello internazionale: Pechino continua a vedere in una valuta non pienamente convertibile un fattore di tutela a fronte dell’instabilità dei mercati mondiali.

          Le difficoltà per gli operatori stranieri sono innegabili, ma vanno collocate sullo sfondo delle straordinarie potenzialità della Cina: non si tratta solo di un mega-mercato in cui sta crescendo rapidamente la classe media e si stanno verificando imponenti fenomeni di urbanizzazione (con tutte le implicazioni che ne derivano per settori come le infrastrutture, l’energia o le tecnologie verdi). Si tratta anche di un centro di innovazione con una propria spinta propulsiva, che diventa ormai un vero modello per altri paesi emergenti, in base alla tesi per cui una forma di “capitalismo di stato” può meglio reagire soprattutto alle fasi di crisi.

          Rimangono naturalmente dei punti deboli nel modello cinese, a cominciare dai rischi di una eccessiva diversificazione interna e dalla grande sfida di garantire alcuni servizi sociali a tutta la popolazione. E rimane una scommessa tuttora in corso: quella di una crescita economica elevatissima dalla quale dipendono probabilmente le sorti dell’intero sistema politico e sociale della Repubblica Popolare.

          Tre aree si possono identificare come prioritarie per chiunque intenda investire in Cina nel medio periodo: le alte tecnologie (dato l’obiettivo cinese di continuare a salire lungo la catena del valore aggiunto); il lifestyle (dato il crescente interesse per la qualità della vita e il turismo in una società in rapida evoluzione anche nei costumi); l’agenda “verde” (che si lega anche all’efficienza energetica oltre che alla qualità della vita e alla salute, soprattutto in un processo di massiccia urbanizzazione).

          La discussione tra i partecipanti ha fatto emergere alcune preoccupazioni condivise da molti operatori italiani per le peculiari condizioni del mercato cinese. Ma ha comunque evidenziato il forte interesse a mantenere ed espandere la presenza del nostro sistema-paese in tutti i settori-chiave. In tale prospettiva, la precondizione perché l’Italia riesca a trarre vantaggio dalle opportunità di questi anni è un atteggiamento aperto e non eccessivamente difensivo anche rispetto alla grande spinta competitiva che viene dall’economia cinese.

          • Edward Tse e Marta Dassù
          • Edward Tse, Marta Dassù e Cesare Romiti
          Strillo: The China challenge