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Attività

Nuovi paradigmi di progresso e di capitalismo

    • Lecce
    • 23 Ottobre 2009

          Il seminario si è interrogato sugli sviluppi del concetto di progresso e dei modelli di capitalismo alla luce delle profonde modificazioni economiche e sociali indotte dalla crisi finanziaria ed economica. Per far fronte alle nuove sfide appaiono necessari adeguati programmi di riduzione delle disuguaglianze sociali e di integrazione collettiva fondati anche su forme di solidarietà, l’adozione di regole efficaci a livello nazionale e internazionale per prevenire l’esplodere di altre crisi sistemiche, la definizione di innovativi progetti di sviluppo economici e sociali.

          In molti paesi lo stato sociale è nato per ridefinire le regole di assegnazione implicite in un’economia di mercato e cioè per definire le norme sociali che, in una data società, governano l’appropriazione delle risorse da parte dei singoli. Oggi c’è bisogno di una società più coesa che tuteli le diverse identità culturali e di una nuova rete di protezione sociale. Ma questo obiettivo può essere raggiunto soltanto se la politica si dimostrerà in grado di guidare le capacità di mutamento e di adeguamento del mercato al cambiare delle tendenze di fondo della società, a cominciare da quelle tecnologiche e demografiche.

          Il mercato, d’altra parte, è un’istituzione che, in quanto tale, ha bisogno di una continua opera di manutenzione, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale. Le crisi, infatti, sono semplicemente sintomi della inadeguatezza delle architetture istituzionali intese a rimuovere imperfezioni dei mercati. La ricerca a livello internazionale di nuove regole per i mercati finanziari è ancora in corso. Organizzazioni internazionali e sovranazionali, come il Fondo monetario e il Financial Stability Board, stanno acquisendo nuovi importanti compiti. L’Ocse sta portando avanti il progetto di global legal standard per le attività economiche. Si stanno inoltre definendo criteri comuni a livello sovranazionale in materia di bonus e remunerazioni dei grandi manager, anche al fine di evitare forme di concorrenza sleale tra sistemi economici e finanziari nazionali. Da parte loro, a livello nazionale, gli Stati possono fare molto per migliorare la qualità della regolazione e l’efficacia della vigilanza pubblica. Ciò impone di restituire incisività al potere di controllo e di sanzione delle Autorità indipendenti. L’emersione di gravi fallimenti del mercato richiede senza dubbio di tornare anche a strumenti tradizionali di ‘command and control’, senza tuttavia trascurare il ruolo di stimolo all’innovazione che possono giocare adeguate tecniche di incentivazione basate su meccanismi di mercato.

          Va infine definito un nuovo paradigma economico in grado di sostituire l’ideale della crescita con quello dell’equilibrio e della qualità: un’impostazione che, anziché puntare all’accumulazione quantitativa di beni, trova le proprie motivazioni economiche nel continuo miglioramento dei processi produttivi, dei beni e dei servizi consumati da cittadini: sia in settori tradizionali, sia in nuovi campi, come quelli dell’ambiente, della cultura, dei servizi alla persona e del suo benessere.

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