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La Leadership per il futuro

  • Milano
  • 20 Marzo 2024

        Lo stato attuale della leadership va letto nel quadro di mutamento e crisi che coinvolge alcuni concetti e modelli, iniziando da quelli chiamati a definire il ruolo della classe dirigente e il modo in cui viene percepita e arrivando a comprendere l’idea di fiducia intergenerazionale e i valori portanti del sistema economico-finanziario. Per analizzare questa condizione è necessario esplorare in prima istanza il significato di leadership.

        Il mondo vive in una fase storica di cigni neri, di imprevisti ed emergenze che hanno un impatto significativo sulla quotidianità di miliardi di persone. La pianificazione di soluzioni e obiettivi è soggetta a continue rimodulazioni. Guidare gruppi di persone in simili contesti genera una ridefinizione dell’idea di leader. Nella visione più comune attuale, il (o la) leader è sempre meno associato a una visione verticistica e gerarchica: il modello più efficace e auspicabile sembra essere quello che si rivolge a uno stile orizzontale, che include l’etica e integra l’ascolto nelle proprie scelte, che si fa carico responsabilmente di rischi e errori, che persegue l’innovazione (altrimenti risulterebbe follower) e che antepone l’idea di sostenibilità profittevole a quella di profittabilità sostenibile.  

        Il leader, insomma, ha bisogno oggi di essere riconosciuto, non di autodefinirsi, come tale. Questo vale in tutti gli ambiti, dal politico all’aziendale. Vale la pena ricordare che la dimensione della leadership non si ha solo in un’organizzazione, ma anche in gruppi più ristretti o informali. Ad ogni modo, l’armonizzazione e l’orchestrazione delle persone che compongono una squadra, per poter attivare e condurre un’azione efficiente ed efficace nel gruppo, deve incentrarsi su un evidente sistema valoriale, così come prevedere un approccio empatico in grado di riconoscere e comprendere i problemi degli altri.

        Un leader non deve essere un dittatore – sarebbe altrimenti un leader senza governance, quindi eversivo – e neanche un salvatore, ma appunto una guida. Per esserlo è necessario che tale guida abbia già superato crisi sia esterne che interiori: chi in primo luogo è leader della molteplicità che lo abita, chi ha superato le proprie paure e chi ha sviluppato una crescita personale, può aiutare gli altri e sintetizzarne i bisogni. Inoltre il leader deve essere consapevole di far parte di un mondo in continua evoluzione, abbandonando l’illusione del controllo e adattandosi all’ambiente incerto. In definitiva, non potendo controllare tutto, il leader deve essere capace di contagiare gli altri e influenzare alcuni elementi per il raggiungimento collettivo dei risultati.

        In un tale contesto, vale la pena fare sottolineare le peculiari difficoltà di chi è leader di start-up e di chi in generale si confronta con la gestione di gruppi in contesti lavorativi ad alto tasso di virtualità. L’ambiente digitale, infatti, rischia di rendere difficile l’esercizio empatico relazionale. Così come, soprattutto in un mondo aperto, lo possono complicare l’assenza di meritocrazia, la presenza forti disuguaglianze e gli ostacoli alla mobilità sociale.

        Una delle caratteristiche più importanti della leadership è quindi la capacità di armonizzare competenze, anche attraverso il riconoscimento di valori laterali come la curiosità. In questo ambito assume un ruolo centrale la formazione, con l’obiettivo di valorizzare i talenti e di moltiplicare le loro potenzialità, senza perdere di vista un aspetto centrale come la garanzia del diritto allo studio. Si tratta di un problema particolarmente evidente in Italia dove hanno particolare incidenza la dispersione scolastica e l’abbandono precoce dei percorsi universitari che contribuisce allo scarso numero di laureati nel Paese.

        Un altro tema che merita attenzione è l’esclusione dei giovani dai vertici aziendali e dai processi decisionali, fenomeno su cui si può ipotizzare un parallelo con la condizione femminile. Quote nei consigli di amministrazione così come politiche specifiche di crescita interna, volte anche al progressivo ricambio, sono opzioni da mettere sul tavolo. 

        Nell’ambito della valorizzazione dei giovani merita una riflessione, infine, la crescente disaffezione rispetto a un reale percorso nella sfera pubblica da parte di possibili nuovi leader. Si registra, infatti, un allontanamento degli under 40, impegnati brillantemente nel privato, dal mondo della politica che, pure, avrebbe bisogno di nuove competenze. Quella pubblica, del resto, sarebbe un’esperienza utile anche a chi decide di integrarla nella propria carriera privata, in quanto si misura con l’esigenza di sviluppare proprio l’ascolto, l’elasticità, l’impegno richiesti a un leader in un mondo complesso come quello attuale.

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