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La sfida delle incertezze: gestire il presente, progettare il futuro

  • Milano
  • 8 Aprile 2024

        L’incertezza è diventata un elemento strutturale della quotidianità. La mancanza di punti di riferimento stabili ha implicazioni importanti sulla vita delle persone, oltre che sui sistemi sociali ed economici. Tale percezione è rafforzata dalla presenza simultanea di diverse sfide inedite per l’umanità: dal calo demografico alla crisi climatica, passando per le implicazioni delle nuove tecnologie. Si tratta di mutamenti i cui possibili esiti generano incertezze sinergicamente distopiche capaci cioè — se correlate — di delineare scenari di una gravità senza precedenti a una velocità di trasformazione del tutto nuova. 

        Un altro elemento di novità riguarda la quantità di informazioni a disposizione degli individui e delle società: l’incertezza è stata storicamente associata a una mancanza di elementi per interpretare la realtà, mentre oggi è la sovrabbondanza di dati da interpretare ad aumentare la complessità. In questo scenario l’unica bussola è rappresentata dalla capacità di pensare criticamente: si tratta una caratteristica fondamentale per una classe dirigente che sia all’altezza delle sfide attuali.

        Investire per progettare il futuro richiede una grande capacità di visione e questa deve certamente tenere in conto la crescita — o quanto meno il mantenimento — del benessere economico generato nel tempo. Il mondo ha vissuto, dagli anni Sessanta ad oggi, uno sviluppo pressoché continuo, contraddistinto da alcuni momenti critici di discontinuità: il primo alla metà degli anni Ottanta, con la crisi del sistema bipolare caratteristico della guerra fredda, e poi a metà anni Novanta con l’avvio della globalizzazione che ha portato a una modifica sostanziale dei sistemi produttivi, grazie alla creazione di catene del valore globali. 

        Il 2008, tuttavia, sembra aver rappresentato un vero spartiacque, in primis per il mondo occidentale: gli Stati Uniti, che hanno originato la crisi finanziaria, sono riusciti a uscirne velocemente; l’Europa invece ha iniziato un cammino incerto, con una crescita modesta alternata a periodi critici. Il continente ha perso competitività economica e si trova a inseguire in vari settori, ad iniziare dal digitale, gli enormi passi avanti ottenuti dall’America, ma anche da una Cina che ha continuato a svilupparsi e trova oggi nel mercato interno un sostegno alla propria crescita. 

        L’Europa può usare come leva la propria rilevanza manifatturiera, ad iniziare dai tanti settori applicativi della tecnologia in cui è leader, così come la propria elevata qualità di vita, ben esemplificata dagli indicatori socioeconomici. Tuttavia, per non rimanere schiacciata nel confronto fra Washington e Pechino, deve ritrovare la forza che ha messo in campo nei momenti più difficili, come il post-pandemia. L’UE è chiamata, quindi, a dare priorità alla propria autonomia strategica in diversi campi, ad iniziare dalla Difesa, particolarmente cruciale di fronte alle incertezze sul conflitto fra Russia e Ucraina.

        Oltre alla competitività economica, il Vecchio Continente sembra aver perso anche la propria centralità politica. In un mondo così frammentato, il Sud globale pare allontanarsi dai modelli liberal-democratici occidentali, in parte attratto dalla Cina e in parte alla ricerca di nuovi sistemi di organizzazione politica e di relazioni internazionali. 

        Eppure, nonostante i conflitti e le incertezze, il commercio globale non sembra conoscere crisi. Certo, da un lato si registra una deglobalizzazione, ma dall’altro è evidente una “riglobalizzazione” a zone, con una diversificazione delle catene del valore. I commerci, insomma, non diminuiscono globalmente in valore assoluto, ma si spostano rafforzando le relazioni intra-regionali. La sfida rimane, quindi, quella di trovare un linguaggio comune alle diverse regioni per affrontare le incertezze globali, evitando al contempo una saldatura vera fra Cina e Russia che potrebbe rappresentare una minaccia concreta al futuro dell’Occidente.