Vai al contenuto
Attività

Governare la complessità del sistema Paese: sfide, priorità e scelte per l’Italia

    • Venezia
    • 9 Maggio 2014

          L’Europa ha superato la fase più critica dell’emergenza economico-finanziaria, ma ancora fatica a intraprendere un percorso virtuoso di crescita diffusa e sostenuta.

          Perché ciò possa accadere è necessario che gli Stati colgano appieno le possibilità offerte dalla rivoluzione digitale e affrontino le sfide e i rischi, anche per la qualità della democrazia, derivanti dal cambiamento di questo paradigma tecnologico.

          Naturalmente, qualsiasi ripensamento delle politiche pubbliche e del loro perimetro non può prescindere dal quadro europeo, nel quale vengono fissati chiaramente obiettivi e vincoli dell’azione legislativa e amministrativa nazionale.  Il numero elevato di infrazioni commesse dall’Italia per mancato o ritardato recepimento della normativa comunitaria e l’incapacità di sfruttare adeguatamente i fondi europei indicano chiaramente come il nostro paese continui a mostrarsi particolarmente carente su questo fronte.

          La possibilità per l’Italia di tornare a crescere dipende molto anche dal successo delle politiche di revisione della spesa pubblica e di riforma dell’amministrazione.

          Vi sono ancora molti margini di efficienza da recuperare sia sul versante degli acquisiti di beni e servizi sia su quello dell’organizzazione amministrativa e della gestione dei dipendenti pubblici. Le scelte più difficili, di carattere politico e non tecnico, riguardano però le provvidenze e le sovvenzioni a famiglie e imprese, anche perché sono queste ad assorbire la parte principale della spesa pubblica. Tagli e riallocazioni di risorse si traducono qui in una riduzione dei servizi a disposizione della collettività, ma possono anche contribuire a introdurre corretti incentivi a efficienti comportamenti di mercato.

          Tutto ciò, infine, impone di mettere mano in profondità al nostro sistema di sicurezza sociale. Questo appare fortemente squilibrato innanzi tutto a causa delle dinamiche demografiche, che registrano una continua crescita delle aspettative di vita e un basso livello di natalità.

          Ma, al di là di ciò, è l’allocazione delle risorse a risultare per un verso inefficiente e per l’altro iniqua, con protezioni distribuite casualmente tra i diversi rischi e un peso sempre più forte gravanti sulle generazioni future. Queste ultime, peraltro, diversamente dal passato, non possono più contare sulla prospettiva di un benessere superiore a quelle delle generazioni precedenti. 

            Contenuti correlati