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Attività

Pubblico e privato: nuovi equilibri per l’economia e la società

    • Venezia
    • 22 Maggio 2009

          Per far fronte alla crisi, lo Stato è intervenuto per salvare banche e operatori finanziari, ripristinare fiducia nel mercato, garantire prestiti e transazioni. In poche settimane, in molti paesi, lo Stato è diventato il principale azionista di grandi banche e assicurazioni, riconquistando le posizioni abbandonate nella lunga stagione delle privatizzazioni. Nel seminario, tuttavia, si è evidenziato come si sia trattato di un intervento pubblico emergenziale, o ‘per necessità’, ma non sorretto da alcuna elaborazione teorica delle sue ragioni fondative e dei suoi modelli applicativi.

          Il mercato rimane un pilastro del sistema economico. Ma non è ancora chiaro quanto durerà e come si possa uscire da questo tipo di pubblicizzazione emergenziale. Più in generale, i pubblici poteri, sia a livello politico, sia a livello tecnico, sono chiamati ad adottare nuove regole, visto che il mercato si è dimostrato incapace di autoregolarsi in modo efficiente. Da questo punto di vista, la collaborazione tra pubblico e privato, con il primo che ha delegato molti compiti di regolazione, vigilanza e certificazione al secondo, si è rivelata nefasta nell’alimentare molte cause della presente crisi. Riformare regolamentazione, vigilanza e antitrust diventa decisivo in questo contesto, anche per ripristinare un level playing field che eviti una competizione distorta tra le banche aiutate dallo Stato e le altre. Contemporaneamente, bisogna impegnarsi in un’opera di manutenzione culturale dei principi del mercato che salvaguardi i valori di equità, concorrenza, merito e nel contempo eviti il prodursi di gravi danni al funzionamento del mercato unico europeo.

          Fino ad oggi, l’intervento pubblico si è preoccupato soprattutto di evitare che la crisi finanziaria travolgesse il sistema creditizio e il risparmio dei cittadini. Ma per ridurre l’impatto della crisi sull’economia reale sono necessari altri interventi a sostegno del sistema produttivo, a cominciare dalla garanzia di un adeguato flusso di credito a favore delle imprese, anche quelle medie e piccole. In altri termini, bisogna evitare che i pubblici poteri si preoccupino esclusivamente di salvare il sistema bancario e finanziario senza che questo sia poi in grado di sostenere gli investimenti e i consumi di imprese e cittadini. Le banche, d’altra parte, si trovano nella difficile condizione di dover tutelare la propria solidità patrimoniale in un contesto di grave deterioramento della qualità dei loro crediti.

          Vi possono poi essere settori in cui possono risultare necessari aiuti pubblici. Per l’Europa la sfida è quella dell’emissione di titoli di debito europei e di un rilancio della politica industriale europea, finora sacrificata a favore di quella agricola. Si deve quindi verificare quale ruolo possa giocare la domanda pubblica di beni e servizi. Negli Usa, ad esempio, quello militare è ancora un settore trainante. Ovunque fondamentale è invece il settore delle infrastrutture, a cominciare da quelle fisiche di trasporto. Infine, ci si può chiedere se lo Stato possa utilmente svolgere un ruolo propulsivo nelle nuove tecnologie, nelle scienze della vita e nello sviluppo della banda larga, che richiedendo una serie di infrastrutture civili può utilmente contribuire anche al rilancio della manodopera e del settore edilizio.

          La crisi finanziaria ed economica, infine, è anche, inevitabilmente, una crisi sociale, che mette a nudo le lacune e le distorsioni del nostro Stato del benessere. Sgravi fiscali e sussidi diretti alla domanda possono servire a sostenere i consumi e a soddisfare bisogni essenziali dei cittadini in condizioni di maggiore disagio.  Altre misure mirano a garantire il pagamento dei mutui. Rimane, tuttavia, irrisolto il problema di reperire le risorse necessarie per gli ammortizzatori sociali. Infine, bisogna verificare quali siano i margini per un ribilanciamento della spesa sociale, ad esempio dal campo previdenziale a quello assistenziale, con l’introduzione di misure come il reddito minimo garantito e gli aiuti alle famiglie bisognose. In questo contesto, un contributo importante può essere offerto anche da meccanismi di solidarietà privata e dal contributo delle fondazioni di origine bancarie, che pur beneficiando di una più ridotta rendita, continuano a sostenere finanziariamente molti settori strategici dal punto di vista collettivo, come la ricerca e la sanità.

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