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Attività

La via italiana alla scienza della salute: vivere meglio e più a lungo

    • Lecce
    • 23 Ottobre 2009

          La discussione ha messo in luce il divario oggi esistente in Italia tra il mondo della ricerca di base e quello imprenditoriale. Si avverte la mancanza di un’osmosi che da un lato valorizzi i potenziali e dall’altro li sappia inserire in un progetto produttivo che sostenga l’economia del Paese. Servirebbe una regia da parte dello Stato che coordini i centri di ricerca, le amministrazioni sanitarie, l’industria e il mondo regolatorio, in linea con le scelte politiche definite in base ai fabbisogni della sanità del Paese. Un progetto nazionale di questo tipo sarebbe in grado di conciliare il sostegno all’innovazione con la necessità di osservare i limiti del tetto della spesa sanitaria;  saprebbe orientare meglio l’industria sui propri investimenti e incentivare la creazione di spin-off, permetterebbe di organizzare una formazione mirata di ricercatori sempre più competenti e di mantenere il controllo sui risultati ottenuti, applicando criteri standard e trasparenti di meritocrazia.

          Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione in Italia è stato discusso in un’ottica di futuro:la longevità, che diventa sempre più frequentemente “longevità attiva”, deve essere vista come opportunità e come sfida, e non solamente come peso sociale ed economico. L’invecchiamento della popolazione, infatti, ha implicazioni sia sociali che sanitarie. Occorre ripensare le modalità di permanenza dell’anziano nel mondo del lavoro, tenendo presenti gli aspetti di implicazioni previdenziali, non conflittualità con i posti per i giovani, e beneficio sociale per l’anziano stesso (lotta alla solitudine e alla depressione). Esistono già impieghi utili per la società e per gli anziani stessi che lavorano in ambito sociale (volontariato, formazione dei giovani, sostegno alla famiglia) che dimostrano come l’anziano possa costituire una risorsa dell’economia. Per quanto riguarda gli aspetti sanitari, occorre investire da un lato nella prevenzione, per contribuire a far crescere la quota di anziani sani e rimandare il più possibile l’insorgenza della malattia, e dall’altro incentivare la ricerca sulle patologie tipiche della Terza Età, che sono multiple e comportano la necessità di trattamenti concomitanti.

          Durante il seminario è stata presentato il Patto della Salute nuovo strumento legislativo per una vera e importante riforma sanitaria collegata alla necessità di contribuire al risanamento della finanza pubblica. Punti essenziali di questo accordo di Governo comprendono l’introduzione dei costi standard, il controllo sull’efficienza delle Regioni, il reclutamento di manager competenti per gli aspetti organizzativi ed economici degli Enti pubblici ed una rete di collegamento basata sulla sanità elettronica (e-Health), attraverso la quale assicurare al cittadino servizi più efficienti e più accessibili.

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