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Attività

La cultura fa rete: strategie per l’innovazione e la crescita

    • Milano
    • 23 Settembre 2013

          L’Italia dispone di un patrimonio culturale che non ha eguali, ma che non è purtroppo adeguatamente valorizzato attraverso una strategia unitaria e riconoscibile, che sia realmente in grado di produrre effetti economici positivi in misura analoga a quanto realizzato da altri Paesi, pur molto meno dotati del nostro.

          I sistemi museali appaiono certamente come un modello che può favorire una strategia di valorizzazione, come molte esperienze di successo nel nostro Paese dimostrano, purché le spinte all’aggregazione siano capaci di coinvolgere l’intero territorio in cui i sistemi insistono.

          A supporto della cultura e dei sistemi culturali, non solo a base museale, occorre innanzitutto sviluppare competenze di gestione, attraverso l’investimento nella formazione universitaria e il coinvolgimento delle imprese nell’offerta di servizi complementari. Tali competenze devono coniugare progettualità e imprenditorialità: solo così, infatti, è possibile non solo sfruttare il potenziale economico della cultura, ma anche generare nuovi impulsi, essenziali per creare nuova cultura.

          Si richiede, inoltre, lo sviluppo di innovazione nell’industria della cultura e, in tal senso, numerose sono le possibilità offerte dagli straordinari progressi nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Aumentare le occasioni di inserimento dei giovani, adeguatamente formati, nelle istituzioni e nei sistemi culturali rappresenta una politica che potrebbe aiutare a perseguire questo genere di opportunità con le idee e le energie necessarie.

          Maggiori risorse economiche dovrebbero essere destinate alla cultura da parte del pubblico e del privato, e maggiore cura andrebbe prestata nel gestire le risorse disponibili. Si auspica, alla luce di tale necessità, la diffusione di solidi sistemi di controllo di gestione, nonché l’adozione di una maggiore trasparenza in merito ai dati relativi alla gestione di tutti gli enti culturali per potere introdurre criteri meritocratici nei processi di allocazione delle risorse economiche e definire, quindi, in modo più efficace le politiche a sostegno della cultura. Occorre anche che le imprese culturali e gli enti pubblici siano vigili sulle numerose opportunità offerte in ambito europeo, e purtroppo raramente sfruttate in maniera adeguata.

          Sarebbe opportuno stimolare nell’opinione pubblica e negli organi di governo nazionale la consapevolezza dello stretto legame fra cultura e sviluppo economico, finora troppo poco compreso. A ciò può giovare l’adozione di una definizione di “cultura” più ampia, tale da comprendere non solo le arti, ma anche il paesaggio e, soprattutto, la manifattura. Ci si riferisce in particolare a settori come l’abbigliamento, l’alimentare, la meccanica e l’arredamento, che rappresentano autentici “veicoli” dello stile e dell’immagine italiani nel mondo.

          I luoghi devono prepararsi ad accogliere un turismo culturale (soprattutto di origine estera) assetato di elementi materiali e immateriali, desideroso di trascorrere tempo in un territorio in cui monumenti, paesaggi e manufatti definiscono un’identità affascinante ed unica al mondo. È altresì fondamentale sostenere la domanda culturale interna, con l’obiettivo di invertire un trend negativo che impoverisce il nostro Paese, non solo in termini economici. In altre parole, gli organi di governo sono chiamati a sostenere non solo l’offerta di cultura, ma anche la sua domanda.

          Ai privati e alle imprese si può chiedere non solo un sostegno di natura filantropica, in ottica di consolidamento e sviluppo della responsabilità sociale, ma anche di assumere un ruolo da protagonisti nello sviluppo culturale del Paese. Le medie imprese, in particolare, possono creare cultura attraverso il loro operato e possono investire in essa, purché il pubblico si prepari a dialogare con loro in modo snello ed efficace. Anche le imprese possono adottare modelli reticolari per potere costruire e valorizzare, in maniera più efficace, il patrimonio culturale del Paese, consapevoli del fatto che – se la capacità di innovare è il motore della competitività aziendale e territoriale – arte e cultura non possono che fungerne da stimolo.  

          Certamente la complessità normativa e burocratica che caratterizza l’Italia non aiuta né la valorizzazione diretta del patrimonio culturale, né quella indiretta derivante dall’intervento di privati e imprese. Si auspica, quindi, di semplificare questi processi al fine di indurre benefici tanto a livello locale quanto a livello nazionale.