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Attività

Il risparmio italiano per lo sviluppo e il benessere del Paese

    • Roma
    • 18 Maggio 2011

          La fotografia del risparmio italiano continua a evidenziare la posizione di forza di un Paese che detiene una ricchezza netta pro-capite fra le maggiori al mondo. Il quadro sarebbe tuttavia incompleto se non si citassero due aree di divergenza rispetto, soprattutto, agli altri maggiori paesi europei. Da un lato, l’Italia sta registrando, negli ultimi anni, una flessione della propensione al risparmio che si configura sempre più come un trend strutturale più che come un fenomeno di breve respiro. Dall’altro, la composizione della ricchezza degli italiani differisce da quella di altri paesi per il peso preponderante di investimenti di natura immobiliare e, di converso, per la relativa ridotta incidenza di fondi comuni d’investimento e, soprattutto, di fondi pensione.

          Fa da contraltare alla peculiare composizione del risparmio delle famiglie italiane, una strutturale situazione di sottocapitalizzazione delle nostre imprese. In particolare, soprattutto le imprese di minori dimensioni faticano a trovare nella borsa un efficiente canale di finanziamento. Questo comporta una fragilità finanziaria che è destinata, peraltro, ad accentuarsi con la progressiva implementazione di Basilea III e la conseguente revisione, in senso restrittivo, delle politiche di credito delle banche italiane ed europee. Non solo, ma la nuova situazione dei mercati finanziari internazionali a ridosso della recente crisi, accompagnata dall’introduzione di diverse incisive modifiche regolamentari, hanno causato l’inaridimento di diversi canali istituzionali di raccolta di capitale sia per le banche che per le imprese con la conseguenza di intensificare ulteriormente la competizione (anche con la finanza pubblica) sul lato del funding.

          D’altro canto, il sistema produttivo avrebbe bisogno, proprio in questa fase, di puntare su crescita e innovazione. E per supportare questi percorsi di sviluppo sarebbero necessarie importanti risorse finanziarie soprattutto a titolo di equity. Sullo sfondo, resta anche il problema della relativa carenza infrastrutturale del Paese. E anche su questo piano, il risparmio italiano fatica a trovare adeguati sbocchi nel finanziamento di opere che, oltre a contribuire al benessere generale dei cittadini, offrano una adeguta piattaforma per il rilancio delle imprese e dei territori.

          Il risparmio è dunque la chiave di volta e il punto di forza da cui l’economia può ripartire sulla strada dello sviluppo e della crescita. Questo obiettivo è realizzabile a condizione di intervenire sui fattori che hanno reso sinora insufficiente la canalizzazione del risparmio italiano (e di quello straniero) verso le nostre imprese e infrastrutture. Sul fronte dei risparmiatori, sarebbe, opportuno investire sull’educazione finanziaria e soprattutto su quella previdenziale, favorendo una maggiore conoscenza delle opzioni di investimento e una maggiore consapevolezza individuale sul trattamento previdenziale atteso alla fine della propria carriera professionale. Sul fronte dell’utilizzo del risparmio e, in particolare, del finanziamento alle imprese, gli inteventi dovrebbero essere più articolati in quanto la storica riluttanza degli imprenditori italiani ad aprire il capitale a investitori professionali o ad avviare il processo di quotazione in borsa ha anche forti motivazioni di natura culturale. Tuttavia, una adeguata incentivazione fiscale, la rimozione o riduzione dei vincoli e costi per la quotazione in borsa, il rilancio e razionalizzazione del risparmio gestito, e interventi specifici volti a favorire le reti di imprese e l’imprenditorialità giovanile, sarebbero elementi nella giusta direzione.

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