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Attività

Affari di famiglia: economia italiana e aziende familiari

    • Milano
    • 29 Novembre 2010

          All’Istituto dei ciechi di Milano – nel salone Barozzi appena restaurato – si è tenuta la dodicesima riunione di Amici di Aspen. In apertura sono stati presentati i nuovi associati, si è tenuto un breve resoconto sulla vita del gruppo nell’ultimo anno e si è dibattuto un ventaglio di argomenti provenienti dal gruppo stesso, fra i quali individuare l’argomento da approfondire nella prossima conferenza annuale in primavera. È stata poi ospite dell’incontro l’imprenditrice e manager culturale Giuseppina Amarelli Mengano per parlare di come le aziende familiari italiane affrontano dal punto di vista economico il passaggio al ventunesimo secolo: una testimonianza diretta da parte di una esponente di una famiglia radicata nel territorio della Calabria e che ha una continuità imprenditoriale da secoli, anche da prima della data canonizzata nella storia aziendale del 1731. Da chi conduce aziende di lunga vita, è stato rivendicato un forte legame col territorio, con una continua attenzione all’interno e all’esterno, una tutela del proprio capitale umano – che va sostenuto anche con un orgoglio dell’appartenenza – un collegamento stretto col tessuto scolastico locale e nazionale e un ruolo di “padroni di casa”, attenti però alle mutazioni della scena globale e lo studio di nuovi prodotti anche in alleanza con aziende differenti. È poi importante non legarsi a filoni politici e non vivere di sovvenzioni, per non scadere dal ruolo di imprenditori a quello di “prenditori”.

          Dalla testimonianza dell’ospite, sono emerse diverse opinioni e questioni, fra cui si è accennato alle difficoltà legare al passaggio generazionale. Alcuni rilevano  che il passaggio di tipo familiare, spesso denoti una debolezza, in particolare in direzione della crescita. I dati internazionali in proposito lasciano intendere come passare un’azienda di padre in figlio non sia esattamente un processo automatico: sembra che solo circa il 10% riesca a tenere l’azienda. L’Italia sembra trovarsi a metà strada di questo processo, tuttavia si è ribadito come sia sempre importante guardare alle proprie radici per proiettarsi nel futuro. è stata indicata come componente essenziale al momento del ricambio generazionale la disponibilità al sacrificio e la capacità di individuare chi abbia le qualità “giuste” fra i diversi membri della famiglia, anche spingendo i figli ad avere esperienze lavorative lontano dai genitori, in particolare nella fase della formazione iniziale.

          È stato infine ricordato l’esempio di un imprenditore venezuelano di quarta generazione, nel settore del food&beverage dal fatturato di svariati bilioni di dollari, famiglia che ha saputo mantenere l’assetto azionario nel tempo, senza paura di allontanare i non meritevoli e seguendo – a suo dire – solo 2 regole; “trust and common sense” e questa – si è convenuto – è una regola che sembra valida non solo per l’impresa.

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