Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, esce in ottobre con il numero “L’Europa più sola” cui hanno contribuito tra gli altri Lorenzo Pregliasco, Sven Biscop, Gilles Gressani, Michele Valensise, Paolo Guerrieri, Daniel Gros, Davide Tabarelli, Hal Brands, Erik Jones e Camille Grand.
Come si presenta l’Europa all’avvio della nuova legislatura e della nuova Commissione? Esiste un parziale disallineamento tra le spinte elettorali che attraversano vari Paesi-chiave e l’assetto politico delle istituzioni di Bruxelles. Mentre crescono i segni di una protesta contro l’establishment a diversi livelli, il vertice della Commissione è stato confermato per il prossimo quinquennio, e il decimo Parlamento europeo – con la riconferma anche della Presidente uscente – non ha visto modificate le sue maggioranze.
La ripresa prepotente di conflitti violenti e di grave instabilità non lontano dai confini comuni – Medio Oriente, Sahel, e naturalmente Russia-Ucraina – avviene mentre mostra tutti i suoi limiti il modello su cui si è basata la competitività europea – al cuore, un modello tedesco-francese. E tutto ciò coincide con un riorientamento complessivo, per alcuni aspetti incerto, delle priorità strategiche americane: è per questo che per Aspenia avanza lo scenario di un’Europa “più sola”. Si tratta di assumersi maggiori responsabilità dirette: la delega non è più possibile. Gli europei sono chiamati a costruire un assetto che sommi al nucleo federale dell’Unione economica e monetaria, completato da una politica fiscale degna di questo nome, uno spazio confederale allargato ai Balcani occidentali e all’Ucraina. È l’Unione necessaria per salvare il futuro. Non l’Europa pur che sia; ma l’Europa che serve.