Vai al contenuto

Estremo Occidente

    • Ricerca
    • Research
    • 2 Dicembre 2022
    • Aspenia 99
    • Dicembre 2022
    • 2 Dicembre 2022

    Dopo il voto di midterm del novembre 2022 l’America va incontro a due anni di “governo diviso”, secondo una formula che, storicamente, preannuncia lo stallo dell’agenda legislativa. Il presidente in carica ha limitato i danni, perdendo la Camera ma non il Senato; gli sfidanti repubblicani hanno recuperato di misura il controllo della House e acquisito molti nuovi elettori, con il governatore Ron DeSantis in Florida e nell’elettorato ispanico. E hanno conquistato storici collegi democratici nello stato di New York.

    Di questo e molto altro scrivono nel numero 99 “Estremo Occidente” di Aspenia rivista diretta da Marta Dassù – autori di primissimo livello tra i quali Mario Sechi, Chad P. Bown, Angus Deaton, Nouriel Roubini, Massimo Gaggi, Federico Rampini, Giulio Sapelli, Erik Jones, Carlo Jean, François Heisbourg, Vittorio Emanuele Parsi, Charles Grant e Ian Lesser.
    Continua »

    L’effetto Trump ha giocato, in seggi decisivi per il Senato, in senso negativo. Si è aperta così una resa dei conti all’interno del partito repubblicano, che condizionerà fortemente il percorso verso il 2024. Fra Donald l’originale e il “trumpismo light” di DeSantis il confronto è ormai aperto. La battaglia per le presidenziali del 2024 è già cominciata. Il minore fascino esercitato dalle posizioni estreme vale a destra, ma anche a sinistra. Non a caso, i più probabili candidati democratici alle presidenziali del 2024, ammesso che il presidente in carica venga sfidato, difficilmente verranno dall’ala sinistra del partito che nelle ultime elezioni ha registrato una grave sconfitta.

    La globalizzazione avviata negli anni Novanta cambia pelle, si colgono meglio i suoi pro e i suoi contro: il rapporto tecnologico con la Cina è una vittima predestinata di questo cambio di passo e di prospettiva. La logica del nazionalismo economico americano – da cui entrambi i partiti non sono immuni – impatterà anche sui rapporti con l’Europa: i sussidi introdotti a favore del “made in America” dall’Inflation Reduction Act dell’agosto 2022 rischiano di spiazzare una parte dell’industria europea. Che – fra costi dell’energia, forza del dollaro e sussidi degli Stati Uniti – sta contemplando di abbandonare il vecchio continente. Scegliendo, in un mondo dominato dalla competizione fra Stati Uniti e Cina, di spostarsi verso l’Atlantico – Estremo Occidente – e in parte verso il Pacifico. Senza perdere di vista alcune lezioni della guerra in Ucraina: non esiste ad esempio un vantaggio comparato a favore di paesi come la Russia, che si pensava (e si temeva) avrebbero meglio manipolato le nuove tecnologie e sfruttato le vulnerabilità delle nostre “società aperte” occidentali. Le forze russe hanno fatto ben poco di ibrido, se non contro istituzioni dell’UE, quasi nulla di innovativo, e stanno invece subendo il contrattacco dell’ esercito ucraino. Anche l’ammirazione di alcuni per il modello “tecnoautoritario” cinese sta scemando a fronte della gestione della pandemia nella Repubblica popolare, tra vaccini apparentemente assai meno efficaci di quelli occidentali, sistema sanitario vetusto e ricorso massiccio alla migliore specialità del regime – la repressione militare, casa per casa.

    La tenuta della democrazia americana è più solida di quello che si pensasse, come ha confermato il midterm; e la tenuta degli sfidanti autoritari lo è meno di quanto non si temesse . La battaglia per il “tecnopotere” non cambierà, ma rafforzerà questo dato di fatto. Anche per questo, investire nella “scienza pura” come chiede il Rapporto Aspen pubblicato da Aspenia è indispensabile e resta una fondamentale politica di sicurezza. Un messaggio che l’Europa, alle prese con la difficile congiuntura attuale, dovrebbe non trascurare.