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Attività

Una riflessione sulla memoria e sull’identità nazionale

    • Milano
    • 28 Marzo 2011

          Grande patria tricolore e piccole patrie dei campanili. Dualismo tra Nord e Sud e omologazione indotta dai processi globali. Italia come idea antica, già presente in Dante, e come Stato nazionale relativamente giovane, sorto un secolo e mezzo fa. Un Paese che all’interno appare ripiegato sulle sue difficoltà, ma all’esterno è ammirato per arte, cultura e stile di vita. È l’immagine contraddittoria e multiforme emersa dall’incontro «Una riflessione sulla memoria e sull’identità nazionale».

          Seguendo la lezione del repubblicano federalista Carlo Cattaneo, possiamo individuare nella fioritura delle città il filo conduttore dell’identità italiana. Il divario tra Nord e Sud in questo campo (il fenomeno dei liberi Comuni è quasi esclusivamente centro-settentrionale) si accumula già diversi secoli prima del Risorgimento. Dall’emigrazione interna è giunta una spinta poderosa all’integrazione tra italiani di regioni differenti, ma oggi i localismi sembrano riprendere il sopravvento e svolgere un effetto disgregatore, moltiplicato da una crisi economica che ha convinto molti di poter conservare il proprio benessere soltanto sottraendosi quanto più è possibile agli obblighi di solidarietà derivanti dall’appartenenza a un’unica nazione.

          Tre grandi difetti segnano il carattere nazionale italiano: inappartenenza, irresponsabilità e smemoratezza. Per effetto di questi l’Italia non ha un’immagine di sé alla quale i cittadini possano ispirare e adeguare i propri comportamenti. Il fascismo aveva dato agli italiani un modello del genere, ma da quando esso si è rivelato posticcio e fasullo, nulla è più sorto a prenderne il posto. Di qui l’acuta crisi d’identità che colpisce l’Italia odierna, con conseguenze forse ancora più gravi della pur crescente povertà materiale.

          Non basta esaltare la civiltà millenaria di un’«Italia eterna» fatta di arte, bellezza e intelligenza, se lo Stato nato nel 1861 non riesce a garantire la parità di diritti e doveri tra i cittadini. In questo modo diventa difficile sentirsi parte di una stessa comunità. D’altronde, oggi il vero problema non è costruire un’artificiosa memoria condivisa, ma semmai diffondere la coscienza di una storia comune che spesso viene mistificata o diventa oggetto di amnesia. Quindi la difesa del nostro enorme patrimonio artistico, paesaggistico e culturale diventa assolutamente prioritaria, ma va condotta attraverso una gestione manageriale efficiente. In questo le nuove tecnologie sono una preziosa opportunità, ma anche un rischio. Nei meandri della globalizzazione e del cyberspazio l’identità italiana, per quanto ricca e radicata nel tempo, rischia di smarrirsi e polverizzarsi, se non viene adeguatamente coltivata.

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