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Attività

The telecoms and media industries: what’s next?

    Opportunities, challenges, new business models
    • Napoli
    • 14 Maggio 2010

          La rivoluzione di Internet ha indotto nell’industria della comunicazione grandi trasformazioni sia sul fronte delle infrastrutture che su quello dei contenuti. Per le infrastrutture lo scenario impone un diverso livello di investimenti, un cambiamento consistente della regolazione e nuovi modelli di business. Si pensa ormai ad una mappa paneuropea che dovrebbe indicare le linee guida per i nuovi assetti del settore.

          Molto si è discusso su ruolo e ammontare di eventuali investimenti pubblici che alcuni considerano indispensabili e altri valutano invece come non strettamente necessari: quel che serve per questi ultimi è infatti una migliore organizzazione e un modello di competitività più chiaro e trasparente. Per molti il nodo non è quindi nelle risporse finanziarie, ma in una nuova capacità di leadership che esprima nuove iniziative, idee e riorganizzazione. Rischio e coraggio sono in ultima istanza più produttivi di qualunque sostegno pubblico.

          Al centro del dibattito anche la crescita della banda larga e il rilancio della domanda, nella consapevolezza di dover superare, soprattutto in Italia, un digital divide ancora consistente. Mentre infatti negli Stati Uniti il governo si è fortemente impegnato a sostenere il settore, in Italia l’iniziativa risulta ancora carente. In tempi di crisi –  si è detto – un investimento statale non risulta realistico: meglio mettere a punto progetti di coinvestimento. È allora importante stabilire inizialmente lo “spectrum” da cui partire e sviluppare nuove politiche. Per alcuni resta comunque la necessità di nuove politiche pubbliche soprattutto per le nuove generazioni di reti. 

          L’aspetto regolatorio – in particolare una razionalizzazione delle normative- è l’altro punto nodale del dibattito: servono nuove regole per un nuovo mondo. Sul fronte infrastrutture, ma non solo, la delicatezza della regolazione impatta sia sulla telefonia fissa che sul mobile: scelte regolatorie non equilibrate, è stato osservato, possono essere di grave danno per gli investimenti e la crescita futura del mercato. Se molti propendono per una condivisione delle infrastrutture da parte degli operatori, altri sostengono che sia invece necessario cambiare il modello di business e far pagare i costi di un servizio di qualità. Diviene sempre più dirimente la questione del pricing: è ormai il momento di mettere a punto una mappa dei valori e dei costi in gioco.

          Sul fronte dei contenuti la rivoluzione di Internet ha portato a trasformazioni radicali e ancora certamente non definitive. Sono cambiati i comportamenti dei consumatori: la tv non è più il media leader, anche se rimane un mezzo ancora molto importante e influente.  I giornali sono in crisi, molte testate prestigiose chiudono o riducono gli organici. Crescono i giornali online e si fa sempre più strada la tesi del pagamento delle notizie. Dopo una prima fase del “tutto gratuito” si va verso un’altra era, quella del “tutto si deve pagare”. 

          Blog e fenomeni come Youtube o MySpace hanno indotto una virata di “partecipazione democratica” all’ecosistema dei media: cresce, quindi, una forma di giornalismo diffusa e democratica, non esente peraltro da rischi ed errori, che ha però messo in crisi il vecchio sistema della comunicazione. Per queste ragioni è necessario cercare un punto di equilibrio in modo da rendere tale trasformazione un fatto positivo, mantenendo l’infodiversistà dell’ecosistema dei media e garantire il permanere della qualità dell’informazione. Il giornalismo – per sopravvivere – deve tornare ad esporre idee e posizioni riconoscibili. Esprimere tendenze “radicali” come quelle di Fox News è forse eccessivo, ma resta il fatto che il pubblico sempre di più apprezza una scelta di campo rispetto a posizione “terziste”.  Secondo alcuni è opportuno guardare nuovamente all’aspetto locale. La crisi della Cnn testimonia come non sempre la scelta “globale” sia la migliore.

          La rivoluzione indotta da Internet riguarda non sono il mondo delle news, ma anche quello dell’entertainment. Oggi i consumatori hanno più scelta, anche perché il mercato è più frammentato. È cambiato il modello di business. I contenuti devono seguire il consumatore sui vari mezzi che la tecnologia mette sempre più a disposizione: le idee devono ormai essere “transmediali”.  Resta il problema di  come produrre contenuti di alta qualità per piattaforme che sono profondamente diverse: la sfida è quella di arrivare a piattaforme complementari.

          Al centro del dibattito anche il problema di come ottenere maggiori ricavi nell’era digitale e come debba funzionare un corretto sistema di pagamento. Ormai molti  autorevoli quotidiani fanno pagare i loro clienti su tutti i media usati, siano essi l’IPAD o lo smartphone. Si devono cercare standard comuni di pagamento anche se, in questa prospettiva, le difficoltà non sono poche, visto che i sistemi giuridici nazionali sono piuttosto diversi.

          Se da una parte le telecomunicazioni devono  continuare a svilupparsi per permettere ai clienti di usare questi nuovi servizi, dall’altra i media devono attrezzarsi per offrire contenuti innovativi, risolvere la questione della difesa del copyright e cercare nuovi strumenti di difesa dai sempre più diffusi comportamenti di pirateria.  Il mondo della comunicazione è cambiato profondamente e il sistema non sarà più lo stesso: nel passaggio dal vecchio al nuovo mondo si opererà una sorta di selezione naturale dove a vincere saranno innovazione, nuovi modelli di business, qualità e valore.

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