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Attività

Spending review: proposte operative

    • Roma
    • 22 Gennaio 2014

          La spending review è una formula che attinge a un’idea: la riduzione della spesa a fini di correzione dei saldi di finanza pubblica o per altre finalità prioritarie quali la riduzione della pressione fiscale. Un concetto che in realtà non è del tutto nuovo in Italia. Già all’indomani dell’Unità del Regno la destra storica di Sella era impegnata in un processo di razionalizzazione della spesa al fine di raggiungere il pareggio di bilancio.

          Negli anni recenti tuttavia il concetto assume connotazioni diverse alla luce delle esperienze internazionali che si susseguono nei paesi avanzati per la continua necessità di tenere sotto controllo i saldi di finanza pubblica. Anche in Italia, sebbene le improcrastinabili esigenze di bilancio abbiano reso inevitabile ricorrere a tagli lineari, si è fatta strada gradualmente l’idea di una spending review intesa come processo di riduzione mirata e strutturale della spesa, anche attraverso la responsabilizzazione delle amministrazioni e la modifica virtuosa di procedure e controlli. Un processo che implica anche la ridefinizione della preparazione del bilancio pubblico e la revisione dell’organizzazione multilivello dello stato. E che si occupi non solo della quantità della spesa, ma anche della sua qualità.

          In un paese come l’Italia in cui le grosse voci di uscite risultano allineate alla media europea e in cui la spesa primaria è tra le più basse del continente, l’efficacia del processo di spending review è legata alla ridefinizione dei servizi pubblici in un’ottica strategica e alla capacità di mettere in relazione i costi con il valore prodotto per la collettività.

          E’ questo il senso della ripresa dell’attività di revisione della spesa, dopo diversi tentativi precedenti, che prende avvio nell’ottobre 2013 con la nomina di un Commissario Straordinario. Un processo che nelle intenzioni del legislatore dovrà essere di medio-lungo termine, ma che richiede anche il raggiungimento di risultati immediati in termini di risparmi di spesa. E che prevede un forte coinvolgimento dell’intera pubblica amministrazione.

          Nel corso della tavola rotonda sono stati messi a fuoco alcuni elementi cruciali per il successo di questa iniziativa. Innanzitutto la definizione top-down di obiettivi quantitativi chiari e verificabili in termini di risparmi di spesa che, esplicitando un vincolo di bilancio preciso, costringano a scelte necessarie tra quanto è prioritario e quanto non lo è. Tale obiettivo è oggi fissato a 32 miliardi di risparmi, pari al 2% del Pil, entro il 2016. Altro elemento fondamentale riguarda la chiara definizione dell’uso dei risparmi reperiti. Idealmente, un solo obiettivo strategico chiaramente identificato e misurabile (per esempio la riduzione della tassazione sul lavoro) crea un maggiore coinvolgimento non solo da parte delle amministrazioni pubbliche, ma anche dei cittadini. Esiste poi il problema del coordinamento con le amministrazioni locali, soprattutto considerati i vincoli del Titolo Quinto della Costituzione. La revisione della struttura organizzativa multilivello dell’apparato statale può spaziare da una semplice ristrutturazione o eliminazione di enti (per esempio le province) a un vero e proprio ripensamento della struttura del regionalismo italiano. Il federalismo fiscale  fornisce anch’esso una possibile risposta, attraverso la definizione di costi e prestazioni standard e la ridefinizione dei rapporti delle amministrazioni locali col centro basata sul concetto di responsabilità fiscale. Un altro elemento dal quale qualunque processo di revisione della spesa non può prescindere, come tutte le esperienze internazionali insegnano, riguarda la razionalizzazione del personale della pubblica amministrazione. Questione che ha rilevanti implicazioni in termini non solo giuridici ed economici, ma anche sociali. Lo strumento utilizzato finora in Italia è stato il blocco del turnover che ha generato consistenti risparmi, ma ha anche determinato un invecchiamento medio del personale con le conseguenze che ciò comporta in termini di produttività e di capacità di rispondere alle sfide della digitalizzazione.

          Ma soprattutto, e questo è certamente il punto più rilevante, perché l’attività di revisione della spesa abbia successo, serve la volontà politica di fare scelte difficili. La riduzione del PIL reale in Italia negli ultimi anni impone di spendere meno e spendere meglio. Impone di porre in essere riforme (per esempio la riduzione del cuneo fiscale) che possano facilitare un recupero di competitività e produttività. Le scelte sono dunque inevitabili e non più rimandabili. Per quanto coraggiose e tecnicamente adeguate potranno essere le raccomandazioni del Commissario, è solo alla politica che spetta il difficile compito di scegliere, smantellando le inevitabili resistenze corporative, che qualunque processo di revisione della spesa naturalmente innesca, rendendo l’amministrazione pubblica una macchina che sia davvero al servizio di cittadini e imprese.