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Attività

Ricostruire l’Italia: un Recovery Plan per le nuove generazioni

    • Incontro in modalità digitale
    • 1 Marzo 2021

          In risposta alle conseguenze economiche della pandemia l’Unione Europea ha mobilitato risorse senza precedenti, oltre 2.400 miliardi di euro. La parte più consistente, 672,5 miliardi, servirà per finanziare la Recovery and Resilience Facility: metà attraverso sovvenzioni, l’altra metà con prestiti. L’abbandono del percorso di austerità e la rinnovata solidarietà tra gli Stati membri hanno permesso all’Italia di poter contare su 200 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti.

          L’Unione Europea è attraversata da una crisi diversa da quella dei debiti e del credito del 2008. Attualmente vi è infatti una carenza della domanda, che comporta una forte perdita di competitività dell’Europa rispetto agli altri blocchi geopolitici. Da qui la necessità di rilanciare gli investimenti per recuperare competitività.

          Le ingenti risorse a disposizione dell’Italia richiedono uno sguardo lungimirante e una prospettiva di riforma strutturale del Paese. Il forte aumento del rapporto debito/PIL dal 134% al 160%, dovuto alla pandemia, richiede interventi urgenti di investimento e crescita finalizzati a mettere in sicurezza la finanza pubblica. In questa direzione è fondamentale non solo contenere il debito, iniziativa politicamente sempre ardua, ma anche aumentare il PIL rilanciando l’attività economica attraverso gli investimenti.

          La necessaria rapidità delle azioni da intraprendere è richiesta inoltre dalla previsione che gli Stati impegnino i fondi a disposizione entro il 2023 e spendano le risorse entro il 2026. Una tempistica di questo genere comporta la necessità di un balzo in avanti nello sviluppo senza il passaggio da fasi intermedie – il cosiddetto leapfrogging – che richiederebbe in realtà più tempo di quello a disposizione. In questa prospettiva non è possibile attendere una riforma complessiva della Pubblica Amministrazione in termini di rinnovamento delle risorse umane e di capacità digitale, rendendosi necessario all’occorrenza supportare l’amministrazione dall’esterno.

          Le sfide imposte dal piano europeo sono essenzialmente tre: in senso verticale, la transizione ecologica e la transizione digitale; in senso orizzontale la sfida della coesione sociale.

          La transizione ecologica costituirà per vincolo il 37% delle risorse messe a disposizione, mentre il 20% delle risorse dovrà essere destinato alla transizione digitale. Si tratta di temi fondamentali per l’Italia, dove l’80% delle imprese ha un indice di intensità digitale molto limitato e il tasso di penetrazione dell’intelligenza artificiale nel mondo produttivo e dell’amministrazione è di ¼ rispetto alla media dell’Unione Europea.

          La sfida della coesione sociale consegue al forte impatto che la crisi ha avuto sulle categorie più deboli, aumentando le disuguaglianze. Nel caso italiano, particolarmente colpiti sono stati il settore del turismo e, più in generale, il Mezzogiorno. È, dunque, dirimente che parte delle risorse vengano utilizzate a salvaguardare la coesione sociale e a mitigare l’impatto economico della pandemia sulle fasce più penalizzate, sostenendo le nuove imprese che nasceranno dopo la crisi.

          L’Italia deve utilizzare le risorse del piano europeo non come occasione finanziaria, ma come spinta per un ripensamento complessivo, per superare i limiti ben conosciuti che penalizzano da decenni lo sviluppo. Si presenta l’occasione di affrontare in modo complessivo e strutturale problemi cronici quali la lentezza della giustizia, la difficoltà di governance multilivello tra Stato e Regioni, i costi e i tempi per la costruzione di grandi opere infrastrutturali e la generale prospettiva di programmazione a breve termine che non rende l’Italia competitiva di fronte agli investitori globali.

          Tali sfide potranno essere affrontate dall’Italia anche con una forte discontinuità procedurale, un’attenzione alla concreta attuazione delle riforme e, infine, una rigorosa tempistica per cogliere l’occasione unica di tassi di interesse particolarmente bassi garantiti in questa fase.

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