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Attività

L’eredità politica del 2017

    • Roma
    • 10 Novembre 2017

          L’eredità politica del 2017 è il tema della riflessione degli Aspen Junior Fellow di quest’anno, segnato dai diversi esiti delle elezioni europee, dall’incerto percorso della Brexit, dall’affermazione delle politiche della nuova amministrazione americana, sino alla consultazione catalana. Nello spirito di Aspen Institute Italia, l’obiettivo del dibattito è stato di comprendere e dare una dimensione prospettica ai cambiamenti in corso, analizzando in modo originale quelle continuità (non sempre incoraggianti) e le discontinuità (invocate o temute), che hanno caratterizzato il 2017.

          La prima sessione della conferenza si è concentrata sul futuro dell’Europa. La discussione ha permesso di constatare che l’Unione Europea è diventata negli ultimi anni il principale tema di divisione politica, e tuttavia conserva un’aurea di speranza per chi la guarda dall’esterno come “patria dei diritti”. D’altra parte, l’Europa appare incapace di costruire nuovi valori coesivi, dopo l’esaurimento (o abbandono) di quelli fondanti dei Trattati di Roma. Le politiche comunitarie, spesso percepite come inefficaci, appaiono sommarsi agli effetti della crisi, con crescenti divari economici ed intergenerazionali, che mettono a rischio   il futuro della middle class. Il dibattito si è spostato sui limiti della democrazia, messa sotto pressione da forme plebiscitarie (come i referendum) che permettono decisioni più veloci, ma con il rischio di una polarizzazione semplicistica.  La stessa Brexit può essere considerata la fine di un alibi per l’Europa su riforme istituzionali da tempo attese e l’esigenza di costruire nuovi valori comuni.

          La seconda sessione della conferenza si è focalizzata sui nuovi equilibri transatlantici delineati dalla situazione europea ad un anno dall’avvio della presidenza di Donald Trump. Tra i tanti temi portati nella discussione, si è dibattuto degli effetti della globalizzazione sulla classe media, della ricerca di nuove traiettorie di politica estera e commerciale da parte degli Stati Uniti (e degli effetti sull’Europa), degli incentivi alla mobilità internazionale dei  talenti. E’ stato considerato il riallineamento in corso delle preferenze politiche, che vedono sempre più la contrapposizione tra i movimenti ‘populisti’ e le classi dirigenti tradizionali. Parallelamente si è tornati a più riprese sul tema degli effetti dei nuovi media e della possibilità di utilizzarli per scopi politici, attraverso la loro manipolazione, ma anche grazie alla rapida diffusione di fake news e alla difficoltà di regolamentare efficacemente strumenti in rapida evoluzione tecnologica.

          I confini, geografici ma anche simbolici, sono stati al centro delle riflessioni dell’ultima sessione. Alcune convinzioni ingenue sono state riportate alla realtà di un mondo in cui le nazioni competono anche con mezzi militari e autoritari, mentre l’Unione Europea rimane vulnerabile in assenza di una difesa comune per la costruzione della quale mancano i presupposti (ad iniziare da una Europa politicamente coesa e “forte”). Un altro elemento di preoccupazione emerso sono le nuove esigenze di sicurezza, non affrontabili secondo gli schemi tradizionali che sono alla base della NATO. Le sfide sul tavolo comprendono anche le migrazioni e l’integrazione, la promozione dello sviluppo nei Paesi di emigrazione e la cooperazione per la sicurezza. La cooperazione internazionale è, tuttavia, possibile e auspicabile se osserviamo che in alcuni ambiti complessi, come lo spazio e le profondità del mare, alla competizione tra paesi si sostituisce una collaborazione efficace e di successo.