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Attività

La salute dei cittadini e la sfida della sostenibilità

    • Milano
    • 13 Giugno 2011

          Una riflessione sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale deve innanzitutto partire dall’analisi sul valore prodotto per il Paese in termini di salute. Dal 1951 a oggi in Italia l’aspettativa di vita è aumentata di 1 mese ogni 4. L’Italia è il paese più longevo in Europa: gli over 65 sono già il 20% della popolazione, ovvero 12 milioni, di questi 3,5 milioni hanno più di 80 anni (6%). Entro il 2050 gli over 65 aumenteranno di 8,6 milioni, oltre la metà (4,7) per la crescita degli over 80, la cui percentuale sul totale della popolazione è destinata a più che raddoppiare.

          Un risultato che l’Italia ha ottenuto e garantisce con una spesa inferiore a quella sostenuta dagli altri Paesi europei, sia in termini pro-capite, sia in percentuale sul PIL. In questo senso va, dunque, innanzitutto riconosciuta l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale e il suo ruolo di vero e proprio patrimonio per il Paese, che si fonda su universalità, massa critica, rapporto qualità/prezzo, impegno e professionalità di quanti vi concorrono.

          L’aumento della domanda di salute per l’invecchiamento (un over 65 richiede il doppio delle cure della media della popolazione) e per l’accesso a nuove tecnologie – più efficaci ma spesso anche più costose per gli investimenti ingentissimi necessari a renderle disponibili – richiede maggiori risorse per il sistema sanitario, che rappresenta oggi una delle voci più significative del bilancio pubblico.

          Va poi considerato che le scienze della vita in Italia rappresentano non solo un grande settore di domanda, ma anche uno dei settori economici più avanzati, in termini di intensità di ricerca e sviluppo, elevato valore aggiunto, capacità competitiva sui mercati esteri. Un settore strategico per il rilancio della crescita economica, che è condizione necessaria affinché il Paese abbia risorse adeguate da destinare alla sanità.

          Per questo il tema della gestione del SSN e della possibilità di garantire l’accesso alle terapie più innovative implica riflessioni a vari livelli (scientifico, economico, politico), in particolare su una strategia di sviluppo sostenibile, tale da soddisfare allo stesso tempo domanda di salute, equilibrio di finanza pubblica, capacità di crescita.

          Per preservare qualità e universalità del SSN a fronte dei trend demografici è necessaria una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori per l’uso appropriato delle risorse.

          • da parte di medici, cittadini e corpi intermedi (famiglie, associazioni, volontariato e così via), per i quali concetti quali appropriatezza, prevenzione, vaccinazioni, screening, compliance, persistenza della terapia, compartecipazione alla spesa, stili di vita salutari saranno sempre più importanti.
          • da parte delle Istituzioni, nazionali e regionali, per introdurre elementi di governance che garantiscano su tutto il territorio nazionale l’omogeneità delle prestazioni e la diffusione delle Best Practice, riducendo le forti differenze che si incontrano sul territorio.
          • da parte di imprese e mondo scientifico, chiamati a intensificare il proprio impegno nella ricerca e a garantire – a fronte della spesa erogata – un adeguato valore economico, scientifico e sociale.

          Una responsabilità di tipo intergenerazionale, tanto verso il presente con risposte adeguate alle esigenze di cure – prevalentemente per gli anziani – quanto verso il futuro, per garantire ai giovani e alle future generazioni sostenibilità del sistema e capacità di crescita economica in settori sulla frontiera dell’economia della conoscenza.

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