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Attività

I punti di forza e di debolezza dell’Italia

    • Milano
    • 26 Aprile 2010

          Sono oltre dieci i punti percentuali di differenziale di crescita che negli ultimi 10 anni separano l’Italia dalla media dei paesi dell’eurozona: e se è vero che alcuni di questi hanno avuto una crescita non sostenibile, perché basata sull’espansione dell’indebitamento privato o pubblico, resta comunque penalizzante il confronto con paesi più virtuosi come Germania e, soprattutto, Francia. Tale ritardo è in parte dovuto alle difficoltà del Mezzogiorno, che si presenta oggi come pericolosamente simile alla Grecia, e su molti fattori anche nettamente più debole.

          Le debolezze dell’Italia sono anche altre, che impattano anche sulle regioni del Nord:scarsa capacità di innovazione, lentezze della macchina della giustizia, eccessiva frammentazione delle imprese, dinamica demografica sfavorevole e quant’altro. In particolare è penalizzante soprattutto una dotazione infrastrutturale insufficiente. L’Italia secondo il World Economic Forum è alla 72-esima posizione su 133 paesi, un fatto estremamente negativo che si ripercuote sulla competitività delle imprese. Basti pensare che il costo della logistica è ad esempio superiore del 30% rispetto ai competitor europei e quello dell’energia elettrica del 25%. Occorrerebbe quindi trovare il modo di accelerare sul fronte degli investimenti pubblici, privilegiando l’impegno per nuove infrastrutture. Vanno inoltre ridotti i tempi degli appalti.

          Ma l’Italia ha anche considerevoli punti di forza su cui contare: molte sono le medie imprese eccellenti, frutto di elevate capacità imprenditoriali e di un profilo strategico basato sul binomio innovazione-internazionalizzazione. Occorre puntare al loro esempio per ampliare la platea dei vincenti: le imprese eccellenti sono infatti per ora troppo polarizzate su alcune aree ben determinate. Mancano invece nei grandi centri urbani e nel Sud. Le imprese eccellenti sono il nucleo su sui potrebbe essere basata l’accelerazione della crescita: dovrebbero infatti funzionare come poli d’aggregazione sui quali concentrare risorse e anche incentivi fiscali. Si è comunque fatto presente che le stesse debolezze del Sud, possono diventare un fattore di forza, se anche grazie al federalismo si riesce ad attivare un meccanismo di catching-up.

          Le risorse finanziarie non mancano: il patrimonio delle famiglie italiane è tra i più elevati al mondo:  occorre trovare il modo di sfruttarlo per generare nuovi flussi di reddito e trasformare ricchezza in investimenti produttivi. L’Italia può inoltre contare su potenti meccanismi di coesione sociale, che contribuiscono a far venire meno la “paura del futuro” e incoraggiare quindi la propensione al rischio, caratteristica che genera di per sè un conseguente elevato tasso di imprenditorialità.

          Non si può dimenticare infine una collocazione geografica favorevole, che alla luce degli sviluppi del commercio mondiale, sempre più orientati a flussi che per l’Europa provengono dall’Asia, ci danno un vantaggio competitivo come piattaforma logistica che non può essere attaccato dai competitor.

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