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Attività

I nuovi media, tra potere dell’informazione e business

    • Milano
    • 2 Maggio 2011

          Internet, un volano per la crescita del Paese. A patto però che l’Internet economy si faccia carico di una parte dei costi massicci legati al suo sviluppo. È questo uno dei messaggi-chiave della tavola rotonda Aspen “I nuovi media, tra potere dell’informazione e business”.  Studi recenti stimano che la Internet economy in Italia valga oggi il 2% del prodotto interno lordo  con una previsione di margini di crescita per il 2015 tra il 3,3% e il 4,3%. Ancora poco rispetto ad altri Paesi europei, come il Regno Unito e la Danimarca dove l’apporto dell’Internet economy è rispettivamente pari al 7,2% e al 7,3% del Pil. Ma il dato italiano si colora di sostanza se si osserva la sua crescita, visto che tra il 2011 e il 2015 l’aumento della internet economy si attesterà tra il 13% e il 18%, per un valore tra i 59 e i 77 miliardi di euro: per ogni euro di crescita del Pil italiano da qui al 2015 in media 15 centesimi potranno essere riconducibili all’espansione dell’Internet economy.  

          È pur vero che in Italia si registra ancora una certa arretratezza (“digital divide” ampio) sotto diversi aspetti della Internet economy, non solo per le infrastrutture sub-ottimali, ma anche su quello dell’alfabetizzazione digitale. Quest’ultimo punto è strettamente legato alla struttura anagrafica della popolazione italiana, che vede solo gli strati più giovani attivamente coinvolti on-line. In Italia, inoltre, a incidere negativamente sullo sviluppo della Internet economy – e non a caso sul settore dei libri digitali – si annoverano soprattutto la scarsa propensione all’uso di carte di credito e numerosi ritardi nelle consegne di beni acquistati on-line, ma spediti via posta o per corriere. Sul versante dei policy makers e dei giuristi si avverte una crescente inadeguatezza degli strumenti giuridici esistenti – diritto tributario, antitrust, proprietà intellettuale –  rispetto all’enorme mole di scambi che quotidianamente ha luogo nella Internet economy.

          Da una parte, sul versante degli operatori si registra una volontà di impegno su tematiche strategiche quali: a) educazione di cittadini e imprese alla cultura di internet, b) sviluppo delle PMI nell’ecosistema digitale; c) mantenimento di internet quale  sistema aperto per aumentarne la diffusione e favorire gli investimenti. Senza contare che diversi compiti che finora sono stati prerogativa pressoché esclusiva di sistemi statuali (welfare, educazione, sanità) possono essere devoluti in misura crescente alla Internet economy, con risparmi consistenti in termini di costi ed efficienza. Nell’immediato preoccupa la perdita di posti di lavoro che sta verificandosi nell’informazione tradizionale. Di fronte al proliferare di internet, molti giornalisti della carta stampata sono rimasti senza lavoro. Ma per i media tradizionali non sono solo note dolenti. Ha grande successo, per esempio, chi, come Al Jazeera, è riuscito a integrare efficacemente  televisione e nuovi media. D’altra parte, nella frenetica evoluzione dell’informazione, vince chi riesce a intuire il potenziale delle svolte in atto e a cavalcarne la portata rivoluzionaria.

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