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Attività

I beni culturali in equilibrio fra impazienza e impasse. La grande bellezza: come conservarla e come valorizzarla

    • Roma
    • 21 Novembre 2014

          Quaranta anni fa veniva istituito il Ministero dei Beni Culturali affidato alla responsabilità del Ministro Giovanni Spadolini. Le ricorrenze sono occasione per un bilancio, per una lettura del futuro e per l’apertura di un dibattito. La tredicesima Conferenza degli Aspen Junior Fellows ha voluto cogliere questa occasione partendo dal rapporto fra la tutela del patrimonio artistico (il nostro hardware) e la sua valorizzazione economica e sociale (il software).

          Il percorso della discussione è stato declinato in tre temi: il primo relativo alla necessità di promuovere i beni culturali con un approccio di “sistema”, coordinando il valore della  dimensione nazionale con le specificità locali. Una particolare attenzione è stata dedicata, con confronti con l’estero e le migliori esperienze italiane, alle infrastrutture materiali e immateriali che mancano all’arte ed al turismo culturale per una loro piena valorizzazione. L’appeal dei beni culturali mantiene solide radici nella cultura e nella sua divulgazione: occorre saper tuttavia interpretare le opportunità attraverso le tecnologie digitali. Come promuovere, ad esempio, l’interesse a un museo nell’epoca dei nativi digitali?

          Il secondo tema del percorso della conferenza ha riguardato lo sviluppo dell’offerta, con particolare attenzione a quali modelli deve sostenere una giovane generazione di tecnici e manager che scommettono sulla cultura. Di fondamentale importanza è la valorizzazione del rapporto pubblico-privato e l’apertura al confronto internazionale. Come assicurare la qualità dell’investimento, e con quali risorse, fra esigenze di conservazione e valorizzazione dei beni? Fra le azioni innovative, occorre anche intercettare le opportunità e le esigenze dei proprietari di beni storico-artistici privati, con un impegno a promuovere una fiscalità di vantaggio e modelli per realizzare quel “museo diffuso” che la storia d’Italia, unico esempio al mondo per le sue caratteristiche, ha forgiato sul nostro territorio.   

          Il terzo momento della conferenza ha collegato fra loro testimonianze di esperienze di successo e di insuccesso nella gestione e promozione dei nostri beni culturali. Questa riflessione oggettiva, oltre l’autoreferenzialità o l’eccesso critico (entrambi caratteristiche diffuse del dibattito sul tema), ha inteso mettere a fattor comune singoli casi affinché  collegandone le caratteristiche (connecting the dots) diventino risorsa per disegnare strategie e obiettivi, con una grande quantità di idee da liberare.

          La Conferenza è stata anche motivo per immaginare, oltre gli aspetti economici e tecnici di tutela e valorizzazione, che l’idea e la pratica del bello, radici ed essenza dell’Italia,  sappiano viaggiare ben al di là dei nostri confini e verso le nuove generazioni, producendo nuovamente ciò che nel tempo hanno già dato o suggerito: una maggiore attenzione agli aspetti immateriali dell’esistenza, una riflessione sulla vita, sulle immagini, sulle opere e sui valori che la rendono degna. 

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