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Attività

Come la tecnologia cambierà il mondo

    Incontro e dibattito con Silvia Candiani
    • Milano
    • 8 Febbraio 2018

          Venticinque anni fa, nel dicembre 1993, il Rapporto Delors “Growth, Competition and Unemplyment” attribuiva valore politico all’espressione “Società dell’Informazione”. In quegli anni una grande ondata innovativa, attraverso la diffusione di Internet, stava per avviare una profonda trasformazione. Mai nella storia un cambiamento così intenso è avvenuto in un tempo così breve. Ed è solo l’inizio. L’innovazione tecnologica, in particolare digitale, ne è il motore. Da questa percezione diffusa si è articolato  un dibattito in cui l’affermazione di valori universali ha incrociato gli effetti delle nuove applicazioni tecnologiche. Ad esempio: il rapporto, a volte contraddittorio, fra sviluppo socio-economico e innovazione scientifica oppure fra doveri e diritti del cittadino nell’era digitale. Con la ricerca di un nuovo percorso per riconciliare nuove forme di controllo sulla rete con la libertà personale. Particolare importanza assume la capacità di prevedere e governare gli effetti dell’automazione sul  lavoro (sia in termini quantitativi che di nuove competenze e professioni).

          Il confronto si è concentrato sulle tre dimensioni del cambiamento: ruolo della tecnologia, la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale, le implicazioni etico-sociali. Quattro delle prime cinque big companies per capitalizzazione di borsa sono del mondo Hi-Tech, e anche le altre grandi imprese sono diventate “software company”, considerando l’intensità di servizi smart e digital associati o integrati in ogni prodotto. Inoltre, la stessa fase di produzione è sempre più caratterizzata da processi influenzati dall’Internet of Things.

          L’intelligenza artificiale è un tema di grande attualità per tre fattori determinanti: molti più dati disponibili, cloud storage/computing e predictive analytics, algoritmi che determinano analisi predittive che trasformano i dati in informazioni preziose. Ad esempio, grazie all’incrocio di previsioni meteo e sul proprio carico, le navi da crociera possono realizzare significativi risparmi scegliendo le rotte più efficienti. Altri esempi: è possibile anticipare  guasti delle autovetture o che imprese e pubbliche amministrazioni possano fornire  informazioni preziose ai propri utenti con dei servizi automatizzati dall’intelligenza artificiale.

          Una significativa differenza rispetto al passato è nella democratizzazione di queste tecnologie: una volta a disposizione solo delle società private più grandi, oggi alla portata di tutti. Dal ricercatore alla startup, dagli studenti ai makers e alle piccole e medie imprese. Se da un lato si genera un livellamento diffuso dell’accesso alle informazioni, la differenziazione fra imprese, “il nuovo oro” del nostro tempo, sarà nella loro capacità di interpretare e valorizzare i dati in chiave strategica.

          Questi cambiamenti tecnologici così repentini richiederebbero una capacità di adattamento normativo da parte delle istituzioni che non si è ancora manifestata, quantomeno non con la stessa rapidità. Solo in pochi stanno cercando di comprendere il fenomeno. Fra questi il Governo del Regno Unito con un’agenzia sull’intelligenza artificiale, ma anche l’Italia, che 12 anni fa ha realizzato, prima in  Europa, un Codice dell’amministrazione digitale, definendo un quadro normativo completo, coordinato e unificato dei nuovi diritti per cittadini e imprese, da un lato, e dei principi e obblighi per le amministrazioni, dall’altro, insieme alle risorse organizzative e tecnologiche per realizzarli.

          Alcuni comitati stanno nascendo (Open AI ne è un esempio), per lasciare sempre all’uomo il primato di decidere i limiti dell’Intelligenza Artificiale. Le macchine modellizzano e replicano le esperienze passate, mentre occorre governare questo processo, con un approccio che abbia necessariamente una dimensione etica sulle “decisioni” di questi potenti algoritmi, inserendo elementi di diversità e di improbabilità.

          Senza dubbio queste tecnologie sostituiranno molti dei lavori – manuali o intellettuali – che presentano elementi di ripetitività costanti, tanto da evocare un nuovo luddismo. Sarà importante prepararsi acquisendo nuove competenze per affrontare il mondo del lavoro nel futuro: le STEM (Science, Technology, Engineering, Math) , ma anche attitudini legate a creatività, problem solving ed empatia saranno fondamentali per affrontare un lavoro sempre più “liquido” e in continua trasformazione.

          Di certo, l’unico modo per comprendere l’impatto di questa trasformazione potrà trovarsi nei libri di storia, bussola per orientarsi in un futuro incerto, ma ricco di sfide e mai come ora ricco di soluzioni ai grandi problemi del mondo.

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