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Silver Society 2.0

  • Venezia
  • 7 Ottobre 2023

        Progressi della medicina e miglioramento della qualità della vita permettono un significativo aumento dell’aspettativa di vita. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nei Paesi occidentali entro il 2050 gli over 65 supereranno gli under 25. Un fenomeno che riguarda in particolare l’Europa, e soprattutto l’Italia, ma che coinvolge anche altri paesi, come ad esempio la Cina, che a inizio 2023 ha visto crollare la natalità per la prima volta negli ultimi sessant’anni e dove l’età mediana entro il 2050 raggiungerà i 51 anni che corrispondono a più degli attuali in Italia. 

        La trasformazione demografica ha una portata epocale che impatta su tutta la società e modifica profondamente sia la domanda di beni e servizi – quantità e tipologia – sia l’offerta, ovvero partecipazione al lavoro, disponibilità di competenze e produttività. L’Europa rappresenta il 6% della popolazione mondiale, il 15% del PIL e oltre il 50% della spesa per welfare. Una progressione che richiede una profonda riflessione su quali siano le politiche per rendere sostenibile l’evoluzione della Silver Society 2.0 e quali le regole necessarie a consentire di utilizzare al meglio le nuove tecnologie, senza restrizioni imposte da approcci burocratici e formalistici, che ne limiterebbero il contributo alla gestione di questa trasformazione.

        Solo una riflessione strategica potrà consentire di assicurare la tenuta dei sistemi previdenziali e orientare le scelte di coloro che saranno over 65 in futuro, ad esempio sviluppando un welfare integrativo, anche grazie al ruolo del welfare aziendale. L’invecchiamento da un lato rappresenta una fragilità e una sfida per i sistemi infrastrutturali, sanitari e previdenziali; dall’altro genera la cosiddetta silver economy, determinata da un numero elevato di persone con condizione economica e capacità di spesa in media superiori a quelle delle fasce d’età più giovani.

        In Italia gli over 65 sono più di 14 milioni, il 24% della popolazione totale, spesso con un profilo di consumi molto dinamico, in particolare su tutti i beni e servizi che riguardano il benessere psico-fisico. Un over 65 di oggi non somiglia a un omologo di trent’anni fa: l’ingresso nella vecchiaia tende a spostarsi in avanti negli anni ed aumenta il numero di persone che invecchiano attivamente e in salute. 

        Questo contribuisce al benessere di famiglie e società anche in termini di conoscenze, attività di volontariato, ruolo del terzo settore, crescita culturale, nuovi rapporti intergenerazionali che nascono spesso da convergenze valoriali verso il futuro, all’interno dei nuclei familiari o nei luoghi di lavoro. La silver society presenta, dunque, problemi da affrontare, ma anche opportunità da cogliere a patto di saper mettere in pratica diverse linee di azione per affrontarla efficacemente. A partire dalla necessità di innovare la legislazione del lavoro, al fine ad esempio di modificare la composizione delle retribuzioni e consentire di prolungare l’età lavorativa su base volontaria.

        Vanno fatte scelte fondamentali per aumentare la produttività delle generazioni lavorativamente attive, da sostenere tramite efficaci percorsi formativi delle necessarie competenze, iniziative di life-long learning e di mentoring da parte dei lavoratori più anziani.

        Produttività e crescita economica sono determinanti perché senza produzione di beni e servizi non sarà possibile soddisfare la domanda espressa dalla silver society. E anche perché l’invecchiamento, come detto, è un fenomeno globale che plasma una quota crescente della domanda mondiale, orientandola su beni e servizi legati al benessere – quali per fare solo alcuni esempi alimentare, cultura e turismo, benessere e scienze della vita – che sono una specializzazione made in Italy e possono rappresentare un’opportunità di intercettare quote crescenti di mercato internazionale.

        La sanità è sicuramente una delle filiere maggiormente impattata dall’invecchiamento. È cruciale adottare nuove modalità organizzative per allungare anche la vita in buona salute, mettendo a frutto le potenzialità dell’innovazione e reingegnerizzando i processi. Ad esempio, aumentando l’accesso alle cure e valorizzando modelli di prossimità, con comunità residenziali assistite e un sistema integrato di servizi e di infrastrutture, per assicurare le cure in una forma continua. In questo quadro è fondamentale il ruolo dei medici e di tutti i professionisti sanitari, protagonisti per promuovere appropriatezza delle cure ed healthy ageing. Un processo che, oltre a migliorare la qualità della vita, contribuisce a rendere sostenibile i conti pubblici e liberare risorse da reimpiegare nel sistema di welfare, come mostrano anche le proiezioni dell’Ageing Report della Commissione Europea.

        Fondamentale anche ripensare i centri urbani, per renderli più vivibili e sicuri, superare barriere architettoniche e creare spazi aggregativi, più funzionali alle esigenze che derivano dalla nuova composizione della società. Del resto legislazione del lavoro, competitività, innovazioni organizzative, smart cities, nuovi beni e servizi, stili di consumo, professionalità disponibili richiedono una visione nuova e soprattutto regole al passo con la trasformazione della società e l’evoluzione della tecnologia.

        I cambiamenti possono essere affrontati solo superando una logica “difensiva” e formalistica nei confronti dell’innovazione, impostando un costruttivo metodo di dialogo in ottica di sussidiarietà tra istituzioni, società civile e corpi intermedi, imprese, no profit, per mettere a sistema le conoscenze e identificare le regole più efficaci e flessibili – meno vincoli a priori, più rapidità nei processi e più controlli – per affrontare positivamente un mondo in profonda trasformazione.

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