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Le eccellenze italiane tra innovazione e sostenibilità

  • Incontro in modalità digitale
  • 31 Gennaio 2022

        La ripresa messa a segno dall’economia italiana nel 2021 è un ottimo segnale e un buon auspicio per il futuro prossimo. Il recupero, trainato soprattutto dai consumi interni e da alcuni comparti, come l’edilizia, beneficiari di interventi fiscali, può offrire un’importante base di partenza per il 2022, nonostante i rischi presenti a livello nazionale e globale: dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, al rallentamento causato dalla quarta ondata della pandemia, senza escludere gli ostacoli burocratici relativi alla produzione e consegna in tempi certi dei macchinari incentivati dalle norme sulla transizione digitale. Proprio quest’ultima, insieme allo sforzo verso una maggiore sostenibilità, rappresenta la principale sfida per le produzioni di qualità del made in Italy che non riguardano più solo le tradizionali 4 A (abbigliamento, arredamento, agroalimentare e automazione), ma si allargano a nuovi comparti che da anni stanno registrando una decisa crescita delle esportazioni, come la farmaceutica.

        L’export è uno dei fattori chiave da considerare nella nuova fase di ripresa: pur non essendo determinante nella recente crescita del PIL, rimane un elemento capace di garantire ricchezza al Paese che, per la prima volta nel 2021, è passato ad avere una posizione finanziaria sull’estero positiva, nonostante l’elevato indebitamento pubblico.

        Innovazione e sostenibilità rimangono sfide che l’Italia può vincere grazie al sostegno e al buon impiego dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fattore determinante, oltre a decisioni rapide e a una semplificazione normativa, rimane la formazione del capitale umano. Il vasto tessuto nazionale di piccole e medie imprese deve essere in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati globali, anche alla luce di nuove richieste dei consumatori negli ambiti della digitalizzazione e della sostenibilità, grazie a un personale qualificato che già garantisce, in alcuni comprarti di punta, una produttività superiore a quella di altre economie leader come la Germania.

        Le fabbriche del made in Italy, insomma, richiedono e richiederanno sempre più tecnici qualificati e ingegneri per la gestione di processi robotizzati. Intercettare queste esigenze e orientare il sistema formativo e della ricerca nella direzione giusta significa creare opportunità per attrarre importanti investimenti esteri. In questo modo la transizione energetica e quella digitale possono diventare l’occasione per generare non solo ricchezza, ma anche benessere sociale legato alla creazione di impiego per le fasce più giovani della popolazione.

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