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lavoro

  • Roma
  • 21 Settembre 2014
     
     

    I talenti italiani all’estero

      Lavoro, formazione e innovazione sono i tre elementi da cui ripartire per offrire al Paese un futuro. Il problema dell’occupazione, in particolare, affligge tutta Europa, ma in Italia assume proporzioni maggiori. In questo contesto il rischio è quello di perdere un’intera generazione di talenti, alimentando un circolo vizioso: la distruzione di competenze in tanti settori, infatti, è un processo irreversibile. Non bisogna dimenticare, poi, che per creare lavoro, sono necessari soprattutto crescita ed investimenti.

    • Roma
    • 18 Febbraio 2015
       
       

      Mercato del lavoro e competitività

        Un dialogo sul mercato del lavoro in Italia e il confronto con altre realtà e modelli (tedesco e olandese, soprattutto) sono quanto mai opportuni oggi laddove si registra una disoccupazione superiore alla media UE (record per quella giovanile) unita al calo della produzione industriale e ai prezzi al consumo.

      • Milano
      • 8 Giugno 2015
         
         

        Vincoli e opportunità dall’Europa: capire l’Unione per favorire imprese e lavoro

          Serve una nuova narrazione dell’Europa. Serve soprattutto per contrastare la deriva populista che fa dell’antieuropeismo la propria bandiera. I dati dell’eurobarometro, che misura la fiducia dei cittadini nell’idea di Europa, danno la visione dei Padri fondatori in caduta libera. Nel 2008 il 75% dei cittadini italiani era fortemente convinto della validità del progetto europeo, mentre oggi la percentuale rischia di andare sotto il 50%.

        • Milano
        • 30 Marzo 2015
           
           

          Giovani e robot. L’impresa digitale e il suo futuro

            Non sono ancora essere umani, ma certamente i robot hanno ormai un ruolo centrale nel mondo del lavoro e della produzione. Automazione e robotica, da alcuni viste come possibile  rischio per l’occupazione, sono in realtà un modo per offrire  ai giovani, e non solo a loro, nuove  realtà lavorative. Perché nel settore elettronico applicato alla robotica, ad esempio, gli ingegneri sono sempre richiesti, così come i programmatori, entrambi necessari per ideare e gestire e macchine sofisticate.

          • Torino
          • 14 Novembre 2014
             
             

            The next industrial revolution. Manufacturing and society in the XXI century

              Sarà la produttività, non l’occupazione il motore della prossima rivoluzione industriale. E, nonostante le difficoltà di una lunga crisi, l’ala antideclinista ha buone frecce al suo arco per descrivere un futuro in cui manifattura e industria potranno continuare ad avere un ruolo centrale. Lo saranno, tuttavia, solo trasformandosi. Tre grandi realtà economiche –  Asia, Europa e Stati Uniti  – gareggeranno non solo e non più sulla disponibilità di lavoro a basso costo, ma essenzialmente su una migliore qualità degli occupati e su un maggiore valore aggiunto.

            • Roma
            • 16 Dicembre 2013
               
               

              Generazione Y e la sfida del lavoro

                I dati sulla crescita e sull’occupazione continuano a fornire un quadro obiettivamente preoccupante per l’Europa, e per l’Italia in particolare. L’economia italiana sta tuttora perdendo posti di lavoro, soprattutto giovanili; la ripresa sarà lenta (e diseguale in diverse aree del paese), con un aumento previsto delle opportunità di lavoro inferiore  alla crescita del PIL.

              • Roma
              • 1 Febbraio 2012
                 
                 

                I giovani e il lavoro

                  L’Italia è un Paese per giovani? Come riformare, alla vigilia della ripresa del negoziato sul lavoro, un sistema malato di egoismo generazionale? Con quali idee, costi e risorse? Sono queste le domande che hanno ispirato un dibattito sulla centralità della “questione giovanile”: una sfida che è parte integrante dell’obiettivo prioritario per lo sviluppo del nostro Paese. 

                • Roma
                • 30 Maggio 2012
                   
                   

                  Mercato del lavoro, competitività e capitale umano

                    Cooperazione e conflitto, condivisione di una missione e scontro a prescindere: da decenni il rapporto tra lavoro e capitale in Italia sembra scontare periodicamente l’oscillazione tra queste antinomie. Da un lato, una concezione dell’impresa vissuta come comunità di uomini e donne tesa al perseguimento di obiettivi comuni. Dall’altro, un approccio più classista, fondato su una contrapposizione degli interessi tra tutti gli attori del mercato del lavoro. Nel mezzo lo Stato e la sua funzione di indirizzo e regolazione dei processi economici e sociali.

                  • Firenze
                  • 18 Novembre 2011
                     
                     

                    L’Italia nel prossimo decennio: dall’emergenza alla crescita

                      L’evoluzione della crisi conferma che bisogna superare terapie ex post e localizzate, che affrontano le emergenze mano a mano che si presentano paese per paese. Serve, invece, una strategia complessiva, basata su tre pilastri. Il primo è l’adozione di programmi di risanamento a livello nazionale. Il secondo è la costituzione di fondi e istituzioni comuni con più risorse e con una governance più efficace. Il terzo è l’affermazione di un ruolo più attivo della Banca centrale europea. Tutto ciò evidenzia la necessità di coraggiose soluzioni politiche a livello europeo.

                    • Milano
                    • 5 Luglio 2010
                       
                       

                      Arti e mestieri: risorse per il mondo produttivo

                        La riscoperta della cultura artigiana, intesa come produzione di altissima qualità derivante dall’accumulo, dalla combinazione e dalla diffusione dei saperi, è un tema chiave per l’Italia. Non soltanto perché, come si rileva dalla trattatistica rinascimentale alla saggistica più recente, il Paese ha ereditato un inestimabile patrimonio storico, ma perché la valorizzazione di questo patrimonio nell’economia di oggi può essere la chiave di volta per l’uscita dalla crisi.

                      • Milano
                      • 25 Ottobre 2010
                         
                         

                        Rilanciare la formazione professionale

                          La formazione tecnica e professionale, artefice del boom economico del dopoguerra, ha subito, a partire dagli anni Settanta, un progressivo deterioramento e un inesorabile calo di iscrizioni, con il risultato che, oggi, questo segmento tanto importante del nostro sistema formativo non è più in grado di supportare lo sviluppo economico, né di stare al passo con l’innovazione tecnologica.

                        • Cernobbio
                        • 5 Novembre 2010
                           
                           

                          L’Italia e le sfide del futuro. Verso il 2020

                            Si è discusso di scenari istituzionali con un esame dei cambiamenti in atto a livello globale ed europeo e i processi di riforma necessari a livello nazionale. Da un lato, la ricerca di più stabili equilibri macroeconomici globali si accompagna al dibattito europeo sul rafforzamento delle regole fiscali, sulla revisione del patto di stabilità, sulla disponibilità di un’adeguata strumentazione di emergenza. Dall’altro, la capacità di governo dei singoli paesi, ivi compresa l’Italia, è ridotta dalla moltiplicazione dei poteri di veto e da eccessi di regolamentazione normativa e burocratica.

                          • Venezia
                          • 22 Maggio 2009
                             
                             

                            Politiche economiche, sistema creditizio, strategie d’impresa: come usciremo dalla crisi?

                              Economia, società, istituzioni: la crisi che stiamo attraversando non risparmia nessuno. Investe la finanza, si riversa sull’economia reale e sul lavoro, chiama in causa il ruolo dello Stato e delle organizzazioni internazionali. La crisi mette in discussione il nostro modello di sviluppo, la capacità della politica di regolare i processi economici, l’attendibilità di chi aveva gli elementi sufficienti per prevedere il più grave disastro finanziario dalla fine della seconda guerra mondiale e non l’ha fatto.