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Connessa, attrattiva, sostenibile: la città diffusa?

  • Incontro in modalità digitale
  • 21 Marzo 2022

        La crisi delle città, temuta nei mesi più difficili della pandemia, non c’è stata e la ripresa delle attività economiche e sociali sta dimostrando una ritrovata vitalità dei centri urbani. Questi però stanno inesorabilmente cambiando, sulla scia di importanti discontinuità nello stile di vita dei loro abitanti. In primo luogo, si assiste al bisogno di distribuire e riconfigurare la densità urbana, con una de-sincronizzazione dei ritmi imposta dal distanziamento sociale che sta portando a un miglioramento dell’efficienza delle reti di trasporto, meno esposte alla congestione degli orari di punta. Un secondo fenomeno è la digitalizzazione che trasforma la mobilità e quindi la fruizione delle aree urbane, rafforzando il paradigma di mobility as a service e riducendo gli spostamenti non necessari. Un’altra tendenza di lungo periodo riguarda la regionalizzazione dell’urbano che non è necessariamente dispersione abitativa, ma creazione di città-reti con densità e connettività diffuse.

        Tutti questi mutamenti richiedono una riflessione sul concetto di accessibilità. Se l’idea di “città dei 15 minuti” trova alcune criticità nell’applicazione a vaste aree urbane, pensare i servizi in termini di accessibilità di prossimità pone al centro non solo la mobilità e la vicinanza dei servizi essenziali ma anche tutti quei fattori che sono condizioni minime per garantire la partecipazione dei cittadini alle attività di un territorio. L’obiettivo deve essere quello di creare un modello abitativo sostenibile ed equo: la diffusione di opportunità su un’area vasta può essere il primo passo per ridurre le disuguaglianze.

        In tale contesto, le reti di trasporto sono un elemento cruciale, anche per la possibilità di costruire intorno ai progetti infrastrutturali dei veri e propri casi di rigenerazione urbana, ricucendo il territorio e trasformando alcuni luoghi – come le stazioni ferroviarie – in hub al servizio della comunità. Da questi nodi possono partire servizi in sharing di ultimo miglio, contribuendo alla riduzione del tasso di motorizzazione e dell’inquinamento non solo nei centri urbani, ma anche in una più ampia area metropolitana.

        Una mobilità urbana e regionale sostenibili sono, del resto, alla base della realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030, oltre che del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Due sono i fattori abilitanti: il primo è la governance, che deve essere adeguata e flessibile per cogliere i mutamenti delle aree urbane, con progetti capaci di coinvolgere tutti gli attori attivi sul territorio; il secondo sono i dati, una ricchezza che le città generano e che deve essere messa a servizio della collettività per migliorare i servizi e ridurre le disuguaglianze.

        La costruzione di città connesse, attrattive e sostenibili non è possibile, tuttavia, senza un ruolo forte della politica. Le tendenze in atto devono essere governate adeguatamente con una visione di futuro che sappia indicare e accompagnare i cittadini attraverso i mutamenti – anche radicali – che le aree urbane stanno attraversando. Il gradimento e l’efficacia di queste politiche si misurano non solo nelle urne, ma anche nella scelta di vivere o meno in un determinato territorio. L’attrattività di una città si riflette nella sua capacità di attirare investimenti, ma anche e soprattutto in quella di proporre agli abitanti quella qualità della vita che rimane centrale nella costruzione di un futuro più sostenibile.

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