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Attività

Smart cities: innovazione, sostenibilità, qualità della vita

    • Venezia
    • 26 Ottobre 2012

          L’idea di smart city si è imposta a livello mondiale come driver di sviluppo delle aree urbane: la “città intelligente”, infatti, nell’attuale processo di globalizzazione policentrica, diventa un luogo centrale dell’innovazione, uno snodo della rete capace di catalizzare nuove energie per la crescita, con evidenti benefici anche per le economie nazionali. Si tratta di un processo che non è finalizzato solo all’attrazione di investimenti: le città sono intelligenti se sono sostenibili e nella smartness dei centri urbani la qualità della vita rimane un indicatore fondamentale.

          Eppure per garantire vivibilità e sostenibilità non basta che le smart cities siano green: devono diventare anche fonte reale di sviluppo e di benessere. All’interno di questa trasformazione è, quindi, necessario ripensare il ruolo della città non più come mero centro di consumo, ma come rinnovato luogo di produzione. La città intelligente del futuro ha bisogno di ripopolarsi di ‘fabbriche’ e di energie produttive: non serve un ritorno alle ciminiere – simbolo della città ‘insostenibile’ della Rivoluzione industriale – quanto piuttosto un avvento dei nuovi modi di produzione basati sulle tecnologie digitali e sulla valorizzazione del capitale umano.

          La sfida per l’Italia è aperta e, del resto, il paradigma dello strumento tecnologico che rivoluziona  le strutture economiche e sociali non è una novità nel panorama urbano nazionale. Si può immaginare che le smart cities siano un fattore di cambiamento simile a quello incarnato negli anni Cinquanta dall’automobile. Allora, sulla scia di quanto avvenuto in altri Paesi, un processo industriale di massa non solo riuscì a modificare le condizioni di mobilità dell’Italia, ma ebbe anche un impatto profondo nell’organizzazione sociale, economica e culturale.

          Oggi lo strumento che il Paese ha a disposizione, a livello di governance, per cogliere le opportunità delle smart cities è la città metropolitana: questa struttura di governo, se dotata di adeguati poteri gestionali, può diventare un fattore di sviluppo, integrando le potenzialità ora frammentate e disperse che esistono in vaste aree del territorio nazionale. In una situazione di risorse scarse è necessario mettere a frutto e coordinare maggiormente le tante esperienze sperimentali e innovative esistenti: solo un governo efficace di questi processi può aiutare a creare prototipi e progetti-Paese essenziali per lo sviluppo.

          L’elemento chiave per portare intelligenza nelle città è ancora una volta il capitale umano. La rivoluzione digitale applicata alla nostra vita quotidiana è in primo luogo un elemento culturale: la tecnologia, in continua ridefinizione, rimane un elemento di base, ma è la formazione a fare la differenza. Le esperienze in questo campo non mancano, basta pensare al ruolo che le istituzioni formative hanno avuto nel diffondere pratiche smart come il riuso. Nella sensibilizzazione all’ambiente e nell’attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti la scuola, con 8 milioni di alunni e un bacino di contatto di 30 milioni di cittadini, è stata centrale e rimarrà in futuro uno dei canali principali per far partire quella trasformazione destinata a far diventare più intelligenti – e quindi migliori – le città.

          Partendo dall’istruzione, l’obiettivo delle smart cities rimane quello di avvicinare le istituzioni ai cittadini. Le città del futuro potranno, grazie alla tecnologia, rendere più vicini servizi e utenti: il bacino di campi applicativi è ampio si va dall’energia alla mobilità, dalla sanità alla giustizia, non dimenticando uno dei volani dell’economia nazionale come il turismo. Nessuna strategia di sviluppo delle città può prescindere, tuttavia, da investimenti in infrastrutture, e in questo vanno inclusi sia i grandi assi di comunicazione sia le strutture di connessione digitale come la banda larga. È necessario però che la pianificazione metta al centro il bene comune: ogni euro di investimento per la costruzione di città intelligenti deve avere, infatti, una doppia ricaduta,  soddisfacendo da un lato la domanda di sviluppo e dall’altro le istanze sociali dei cittadini che, abitandole, possono rendere vive e smart le aree urbane del Paese. 

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