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Attività

Scienza, politica, società: diverse velocità, sfide comuni

    • Incontro in modalità digitale
    • 4 Novembre 2020

          Il rapporto fra politica, scienza, e società sta sempre più assumendo un ruolo fondamentale per affrontare le sfide poste dalla modernità. Una alleanza forte fra istituzioni politiche, scienziati, esperti e cittadini è un elemento essenziale per sconfiggere la pandemia globale, ma è anche un prerequisito irrinunciabile per il successo di politiche volte all’inversione di marcia nel cambiamento climatico, così come nell’introduzione di nuove tecnologie e nuove soluzioni in grado di migliorare la qualità della vita, il benessere, e la ricchezza delle società moderne.

          Non fa certamente eccezione il mondo della innovazione in ambito medico, dalla salute digitale alla piena adozione di innovazioni terapeutiche – come la terapia genica. In assenza di un sano clima di collaborazione fra tutti gli attori coinvolti, importanti innovazioni rischiano di arrivare agli utenti finali, cittadini e pazienti, con grave ritardo, a causa di lungaggini procedurali non più adeguate ai ritmi dell’innovazione, spesso sintomo di una politica troppo lenta nel rapportarsi con il progresso scientifico.

          In questo contesto, il rapporto fra cittadini scienza e società si è tuttavia reso negli anni sempre più complicato: disinformazione sistemica, fake news, modalità di pensiero antiscientifiche, distorsioni cognitive e polarizzazione del dibattito su temi scientifici, insufficiente capacità divulgativa di esperti e scienziati (fra interviste e talk show a volte in grado di aumentare la confusione piuttosto che ridurla), sono tutti elementi che hanno contribuito a rendere più difficoltosa la costruzione del clima di fiducia necessario a porre in essere azioni sistemiche basate sull’evidenza scientifica e sull’innovazione, come l’emergenza COVID-19 ha dimostrato, nonostante gli enormi sforzi scientifici e importanti misure politiche. A ben vedere, lo stesso rapporto fra scienza e politica ha sperimentato un importante cortocircuito proprio allorquando la politica ha basato sul parere della scienza misure importanti di restrizione delle libertà individuali nel corso della prima ondata della pandemia da COVID-19, finendo poi però per non seguire le stesse indicazioni scientifiche, quando suggerivano approcci precauzionali per mitigare l’impatto della (attesa) seconda ondata, con le conseguenze sotto gli occhi di tutti.

          Per invertire il preoccupante trend di diffusione della cultura antiscientifica – che sta colpendo in particolare i paesi occidentali con economie avanzate – e ristabilire collaborazione e fiducia, tutte le parti in gioco dovranno fare la loro parte: alla politica è richiesto di ristabilire un forte rapporto di collaborazione con scienziati ed esperti, anche tramite l’istituzione di apposite cabine di regia su temi specifici come l’innovazione sanitaria. A scienziati ed esperti è richiesto di svolgere un ruolo educativo fondamentale, lavorando sulle loro capacità comunicative e contribuendo al debunking delle molte fake news che circolano tramite social media. Politica, scienza e cittadini dovranno, infine, collaborare per la creazione di una conoscenza scientifica collettiva di base accompagnata da strumenti adeguati a combattere la disinformazione diffusa e l’analfabetismo scientifico.