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Attività

Quale medicina per il futuro? Prospettive, opportunità, impatti sulla società

    • Venezia
    • 20 Maggio 2016

          I grandi avanzamenti della ricerca e le aumentate capacità diagnostiche garantite dai big data stanno facendo evolvere la medicina verso cure personalizzate, caratterizzate da una più marcata attenzione alla prevenzione.

          In questa ottica bisogna considerare l’importanza non solo del genoma, ma anche di tutti quei comportamenti individuali e dei contesti ambientali che hanno un impatto sull’epigenoma (cioè l’insieme dei processi che consentono alle istruzioni contenute nel genoma di essere lette nei tessuti giusti e nel momento opportuno), determinando sensibili variazioni delle curve di sopravvivenza e, in particolare, di sopravvivenza in buona salute.

          Del resto, l’allungamento dell’aspettativa di vita sperimentato negli ultimi decenni non è andato di pari passo con un prolungamento degli anni di vita in salute. L’obiettivo della medicina è oggi quello di modificare il decadimento graduale della qualità della vita per garantire una sopravvivenza prolungata, priva il più possibile di malattie croniche. Il fine, accanto a un aumento del benessere dei pazienti in età avanzata, è il miglioramento della sostenibilità del sistema sanitario che oggi concentra gran parte della spesa nella cura delle cronicità in pazienti anziani.

          Importanti benefici per il sistema economico e sociale si possono ottenere anche grazie all’educazione a uno stile di vita salutare e alla prevenzione; si tratta del modo economicamente più vantaggioso per evitare, a medio termine, che l’invecchiamento della popolazione abbia conseguenze gravi sulla tenuta di un sistema di welfare già oggi impegnato in una razionalizzazione delle prestazioni attraverso un aumento delle liste di attesa.

          Eppure, in Italia l’investimento in educazione e prevenzione sembra ancora insufficiente per cambiare il paradigma della salute. La prima causa è una certa inerzia del sistema sanitario, i cui quadri manageriali non sembrano sufficientemente consapevoli dell’importanza della prevenzione. Ci sono, inoltre, resistenze del sistema economico, perché la sensibilizzazione verso stili di vita più salutari deve sicuramente passare per un consistente mutamento dei consumi e delle filiere di produzione e distribuzione di cibo. Gli ultimi cinquant’anni, del resto, hanno portato a rapidi cambiamenti negli stili di vita introducendo, oltre ad un accresciuto benessere materiale, anche grandi rischi per la salute.

          Lo stile di vita va, dunque, educato. Tale processo dovrebbe diventare una priorità a livello governativo, superando ostacoli culturali e contabili: non bisogna dimenticare che l’istruzione ancora viene conteggiata come spesa corrente e non come investimento. Una particolare attenzione dovrebbe, poi, riguardare la cura e la sensibilizzazione dei nuovi residenti provenienti da Paesi e culture diverse.

          In questo scenario la tecnologia – ad iniziare dall’analisi dei big data – può essere determinante. Tuttavia l’Italia, pur vantando un sistema sanitario molto capillare – e quindi in grado di raccogliere grandi quantità di dati – non riesce ad offrire una fotografia chiara e definita della situazione sanitaria su scala nazionale. La regionalizzazione del sistema e la difficoltà di comunicazione fra regioni diverse rappresentano il principale ostacolo. Rimuoverlo significa aumentare la capacità di monitoraggio e anche l’accountability dei policy makers per le scelte di ambito sanitario.

          Del resto le sfide in ambito politico sono notevoli. Da un lato le nuove tecnologie – quando vengono applicate alla salute degli individui – pongono importanti questioni etiche, oltre che di privacy. Dall’altro è necessario trovare nuovi modi per garantire la sostenibilità del sistema di cure, mantenendone l’apertura e la diffusione sul territorio, elementi che fino ad oggi hanno garantito all’Italia di essere fra i Paesi dove è più cresciuta l’aspettativa di vita. Per arrivare a questo obiettivo la sfida cruciale è risolvere il problema di allineamento che esiste fra i tempi della politica e i tempi delle politiche. Infatti, solo uno sguardo di lungo periodo (quello che purtroppo le scadenze elettorali spesso impediscono) può garantire ai cittadini l’accesso ai grandi avanzamenti della medicina del futuro.

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