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Attività

Quale cultura per la competitività dell’impresa?

    • Crocetta del Montello (TV)
    • 18 Settembre 2016

          In un’economia globalizzata, dove l’omologazione dei consumi rischia di ridurre la competizione tra imprese a una semplice guerra di prezzo, la cultura diventa una leva competitiva di vitale importanza. Cultura intesa nella sua accezione più ampia, come un insieme di valori, conoscenze e tradizioni tramandate da una generazione all’altra che contribuiscono a formare l’unicità di un territorio e l’identità di un’azienda. Mescolando genio imprenditoriale e cultura locale nascono prodotti capaci di distinguersi e affermarsi sui mercati internazionali, creando un vantaggio competitivo che si riverbera sull’intero territorio.

          Ma cultura è tutt’altro che un concetto statico. Essa evolve e si adatta al mondo che cambia, creando impulsi dentro e fuori l’azienda per forgiare nuova conoscenza e nuove competenze. Per facilitare questo processo di continua trasformazione e rinnovamento culturale è necessario creare un sistema educativo aperto e dinamico, che diffonda la propensione all’innovazione e incentivi l’interdisciplinarità alla base del pensiero critico e trasversale. I repentini cambiamenti tecnologici di oggi richiedono metodi d’apprendimento flessibili piuttosto che l’acquisizione di conoscenze rigide, per consentire ai lavoratori di aggiornare le proprie competenze nel corso di carriere lavorative sempre meno lineari.

          In quest’ottica, l’istruzione, pur nel rispetto della sua autonomia, deve rispondere meglio alle esigenze produttive delle imprese. Per limitare i sempre più frequenti problemi di mismatch tra domanda e offerta di lavoro così come il fenomeno dell’overeducation, è necessario razionalizzare i percorsi formativi, concentrando le risorse nelle aree di studio a maggiore potenziale, senza tralasciare lo sviluppo di capacità di leadership e management. Questo processo virtuoso di creazione di nuove competenze richiede un ruolo attivo da parte delle aziende stesse attraverso investimenti in formazione continua, la promozione dell’alternanza scuola/lavoro e la collaborazione con istituzioni scolastiche e accademiche del territorio.  

          Nonostante la qualità delle risorse umane sia indispensabile per il successo di un’impresa, altrettanto importante è l’adozione di modelli organizzativi che promuovano i talenti all’interno dell’azienda, facilitino il flusso informativo attraverso un appiattimento delle gerarchie e incentivino l’intraprendenza individuale. Costruire una cultura d’impresa significa prima di tutto trasmettere valori e motivazioni ai propri dipendenti che portino al superamento degli interessi individuali e al perseguimento di un bene comune interno all’azienda. Allo stesso tempo, una forte cultura della responsabilità richiede la preservazione delle peculiarità produttive di un territorio quando minacciate dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione.   

          In generale, la cultura della buona impresa si coglie anche dall’attenzione alla trasmissione della sapienza produttiva. È il tema del passaggio generazionale. Che non si esplicita solamente nel rapporto fra padri imprenditori e figli, ma anche nei meccanismi d’interazione tra le diverse generazioni di lavoratori all’interno dell’azienda. Meritocrazia, una maggiore responsabilizzazione dei collaboratori più giovani e nuove metriche di performance incentrate al medio periodo sono necessarie per cogliere al meglio le sfide di oggi e di domani.  

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