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Attività

Mobilità sociale: i giovani e il merito

    • Incontro in modalità digitale
    • 22 Settembre 2020

          Il fenomeno ormai costante di una mobilità sociale ridotta si può spiegare essenzialmente disegnando un quadro chiaro della corrente mappatura sociale. La formazione universitaria ha in questo contesto un ruolo estremamente importante all’interno dato che riuscire ad ottenere una buona formazione superiore è uno dei fondamentali prerequisiti per passare ad uno status sociale ed economico più elevato.

          Alla luce dei trend statistici degli ultimi anni in Italia questo “ascensore” si è però fermato: il numero medio annuo di giovani laureati non cresce più da tempo (stabile al 27%), mentre a livello europeo il numero di studenti che arrivano ad ottenere un diploma di laurea è in costante aumento. Questo divario cresce ancor di più se si considerano i giovani stranieri: nel 2019 in Italia solo il 12,8% dei 30enni di questo gruppo possiede un titolo terziario, a fronte della media europea del 38,7%. Queste importanti differenze si riflettono inevitabilmente anche all’interno mercato del lavoro, dove la quota di occupati dei 30enni non raggiunge l’80% su scala nazionale, a differenza di una media europea del 87,7%.

          In questo contesto di potenziale educativo e professionale inespresso, un ruolo fondamentale nell’offrire maggiori opportunità all’interno del mercato del lavoro è svolto dalle discipline tecnico-scientifiche, le cosiddette STEM (science, technology, engineering and mathematics). Infatti, grazie ad un sempre più rapido e ambizioso sviluppo tecnologico, è innegabile come tali discipline siano più richieste in un mercato del lavoro, nazionale ed internazionale, in continua evoluzione. Tuttavia, anche in questo macro-settore educativo, persistono diverse differenze statistiche nel confronto con gli altri paesi europei: in Italia è ancor presente un forte svantaggio di genere nello loro studio, in cui solo il 16,7% delle donne possiede una laurea STEM contro il 37,3% degli uomini. Inoltre, il numero di uomini impegnati professionalmente in queste aree è meno numeroso rispetto alla media europea di circa 3-4 punti percentuali.

          Questi numeri sottolineano come in Italia l’organizzazione del sistema educativo e le necessità del mercato del lavoro non siano allineate. L’università e l’istruzione secondaria dovrebbero essere direttamente orientate dalle esigenze contemporanee della domanda di lavoro e gli studenti dovrebbero esser ben più consapevoli del rapporto tra domanda e offerta dei singoli settori professionali. Solo in questo modo, i due fenomeni allarmanti della “fuga di cervelli” – negli ultimi 10 anni, 250mila giovani italiani si sono trasferiti all’estero – e del tasso di abbandono precoce dell’università – 13.5% all’anno, vale a dire 561mila giovani – potranno diminuire.

          Il profilo dello studente moderno, per ambire ad avere maggiori possibilità di mobilità sociale, deve avere alcune caratteristiche fondamentali: deve essere ben informato delle necessità del mercato del lavoro e orientare le proprie scelte di studio verso un compromesso tra la propria passione e i trend lavorativi del proprio tempo; non deve aver timore di affrontare la mobilità geografica, sia dal punto di vista dell’istruzione che lavorativo; e deve avere spirito di sacrificio e battersi per un sistema più meritocratico. Questi atteggiamenti potranno ridurre o abbattere quelle barriere culturali che impediscono la naturale affermazione di un diverso paradigma del mercato del lavoro, di certo più fluido e meno statico.

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