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Attività

L’industria del risparmio in Italia dopo la crisi finanziaria

    • Milano
    • 14 Dicembre 2009

          La crisi finanziaria internazionale ha avuto, fra gli altri, l’effetto negativo di interrompere la riflessione sui problemi del mercato del risparmio in Italia e sulle azioni da intraprendere per superarli. I segnali di debolezza sul fronte del risparmio emergevano già dalla fine degli anni Novanta, ma sono deflagrati con più chiara evidenza per via delal crisi. Se il trend strutturale appare quello di una espansione rallentata se non di decrescita, la grandezza relativa del nostro mercato – in termini di rapporto risparmio/PIL l’Italia è ancora prima in Europa – resta un confortante punto di partenza: è possibile infatti implementare azioni che, da un lato, ripristinino un circolo virtuoso di crescita del risparmio nel suo complesso, e, dall’altro, supportino  lo sviluppo reale del tessuto produttivo e infrastrutturale.

          La crisi ha certamente indotto un profondo e repentino mutamento nelle scelte finanziarie degli italiani. Da un lato, è aumentata la propensione al risparmio; dall’altro, è fortemente aumentata la propensione delle famiglie ad investire in attività percepite come “sicure” e, in prevalenza, a breve termine.

          Se questo cambiamento del comportamento degli italiani si rivelasse strutturale, le conseguenze sarebbero di rilievo per l’industria finanziaria e l’economia nel suo complesso. Un risparmio esclusivamente indirizzato su strumenti non rischiosi e prevalentemente a breve termine potrebbe avere, infatti, incisive ripercussioni riconducibili soprattutto al mismatch rispetto alle esigenze del nostro tessuto industriale caratterizzato da imprese segnatamente PMI – con una struttura finanziaria marcatamente sbilanciata verso l’indebitamento. Proprio queste imprese, avrebbero bisogno di equity ovvero di capitali a titolo di rischio e con un orizzonte di lungo termine, non solo per superare la lunga onda d’urto della crisi, ma anche per innovare e per perseguire quei percorsi di rafforzamento e crescita sempre più necessari nell’arena competitiva globale.

          Si ritiene necessario invertire il trend in atto e recuperare, in primo luogo, la fiducia dei risparmiatori, fortemente intaccata tanto dalla crisi quanto dalla serie di scandali che l’hanno contornata. Nella costruzione o ricostruzione del capitale reputazionale degli operatori finanziari occorrerebbe uno sforzo comune da parte dei diversi attori del comparto finanziario. In secondo luogo, sarebbe auspicabile un’azione coordinata volta a favorire una più ampia diffusione della cultura finanziaria tra le famiglie italiane. In questa prospettiva, l’educazione finanziaria va intensificata a tutti i livelli, pur nella consapevolezza che essa dispiegherà i suoi effetti positivi prevalentemente nel medio/lungo termine.

          Un ripensamento è poi opportuno anche lungo la filiera produttiva e distributiva del risparmio, soprattutto considerando che l’Italia rischia di diventare un mero mercato di sbocco per prodotti finanziari progettati e “montati” all’estero. Le parole d’ordine nel design e distribuzione dei prodotti finanziari, al di là degli attesi interventi regolamentari a livello nazionale e internazionale, sono adesso “semplicità” e “trasparenza”. Trasparenza che, peraltro, non deve limitarsi al prodotto finanziario in sé, ma deve riguardare anche il processo distributivo, la consulenza ai risparmiatori, e la relazione tra rete distributiva e “fabbrica di prodotto”.

          Il problema per l’industria del risparmio sarà quindi quello di riuscire a offrire, a costi contenuti e in modo trasparente, a ciascun risparmiatore il prodotto – o meglio, una composizione del portafoglio – per lui più adatto. Ed è questa una sfida non semplice che richiederà un grande sforzo da parte di tutti gli operatori del comparto.

          Nei prossimi anni l’industria del risparmio sarà sotto pressione: tuttavia, emerge la consapevolezza che l’ingente risparmio accumulato in Italia sia una risorsa da cui partire per rivitalizzare il tessuto produttivo e infrastrutturale e riavviare il Paese su un sentiero di crescita forte e sostenibile.

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