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Attività

L’industria al centro: tra capitale umano e intelligenza artificiale

    Quinta edizione
    • Venezia
    • 12 Ottobre 2018

          La rivoluzione digitale in atto sovverte il rapporto uomo macchina. Il cambiamento è non solo tecnologico, ma anche culturale. Con l’arrivo dei robot cambiano anche economia, società e diritto. E tutto avviene a ritmi velocissimi, inconcepibili nelle rivoluzioni del passato.

          L’uomo è al centro di questa rivoluzione. Non a caso le implicazioni in termini di capitale umano sono enormi. Cambiano i lavori e, con essi, cambiano le competenze. Servono non soltanto ingegneri, programmatori e laureati STEM. Servono anche ingegneri filosofi e programmatori etici per capire le implicazioni più ampie delle scelte tecnologiche. Il sistema formativo ha un ruolo cruciale nel plasmare i nuovi profili. Dalla scuola primaria al sistema universitario al life long learning, l’obiettivo principale deve essere “ insegnare ad imparare”.

          Altro elemento fondamentale di questa rivoluzione è il dato. I dati sono il nuovo petrolio. Ma non basta accumularne in enormi quantità. Bisogna saperli selezionare. Bisogna immagazzinarli. La gran parte di essi oggi sono immagazzinati fuori dall’Europa. Saremo in grado di accedervi quando ci serviranno? Bisogna anche governarli. Servono nuove infrastrutture tecnologiche, legali e organizzative per conservarli, trasmetterli e usarli. La società ne viene profondamente trasformata e il diritto si sta già evolvendo per tutelare diritti vecchi e nuovi.

          L’interazione uomo-macchina pone problemi che a ben guardare tanto nuovi non sono. Oggi come in passato è necessario darsi delle regole etiche che permettano di dire a un algoritmo cosa sia giusto fare. Ma se l’algoritmo è in grado di apprendere, a un certo punto diventerà anche responsabile delle sue azioni. Non a caso in alcuni paesi ci si è già posti il problema della personalità giuridica degli algoritmi.

          L’obiettivo finale deve sempre essere il miglioramento della vita umana. Il modello di welfare deve assecondare questa rivoluzione e favorire l’adattamento soprattutto dei soggetti più deboli. Se prevarrà una logica collaborativa – anziché sostitutiva –  l’uomo potrà persino reimpossessarsi del suo tempo.

          La rivoluzione in atto comporta però anche dei rischi inediti. L’eccessiva quantità di informazioni da cui siamo sommersi confonde la nostra capacità di discernere il vero e così, nell’epoca dei dati misurati a 21 zeri, paradossalmente proliferano le fake news.

          La conclusione è meno avveniristica del suo presupposto. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale riguarda tanto le tecnologie quanto la politica. E, nonostante il dibattito evochi scenari da fantascienza, si torna infine alla centralità dell’uomo e al primato della politica.

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