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Attività

L’industria al centro: la competitività e il nuovo triangolo industriale

    • Venezia
    • 11 Ottobre 2019

          Il nuovo triangolo industriale (Lombardia, Veneto, Emilia) rappresenta oggi uno dei motori più dinamici del continente, tra le prime regioni in Europa per Pil, export e valore aggiunto manifatturiero. Una performance resa possibile dall’incrocio virtuoso tra imprese, università, pubblica amministrazione che si saldano a grandi piattaforme tecnologiche e di ricerca.  Dati lusinghieri, ma al tempo stesso forieri di interrogativi. In un Paese caratterizzato da un dualismo esasperato, diventa urgente capire come il nuovo triangolo industriale possa fare da traino al resto del Paese. La risposta non può prescindere dal trinomio istituzioni-società-economia e dal ruolo dei corpi intermedi.

          Il dibattitto sulla divergenza tra le diverse aree del Paese si salda a quello sulle autonomie regionali. Non a caso le tre regioni del nuovo triangolo industriale sono anche quelle che premono di più per l’autonomia. A quasi due anni dai referendum consultivi in Lombardia e Veneto, si stanno delineando le proposte per il trasferimento delle competenze alle regioni. Un processo talvolta opaco e non sempre opportunamente vagliato dall’opinione pubblica che rischia di trasformarsi nel federalismo del malcontento. Al contrario, le autonomie non possono che essere concepite in una cornice legislativa e istituzionale nazionale.

          Tre concetti chiave non mancano mai nel seminario industria. Il ruolo fondamentale di una formazione al passo coi tempi e capace di rispondere alle sfide del presente e del futuro. L’importanza degli investimenti in innovazione questa volta declinata come sostenibilità. Una sostenibilità intesa non come elemento di marketing, ma come parte integrante della capacità di un’impresa di competere nel medio lungo termine. Infine, l’importanza delle dimensioni di impresa per vincere la sfida della competitività. Sempre meno vale l’adagio che piccolo è bello dinanzi a una competizione globale dominata da giganti.

          Il tempo e lo spazio offrono le coordinate essenziali in cui inquadrare il dibattito. Un tempo che non può essere quello breve della finanza o dei cicli elettorali, ma quello medio lungo delle fabbriche e degli investimenti in innovazione. Uno spazio che non può prescindere dal contesto europeo, un contesto non solo legislativo e istituzionale, ma anche e sempre più politico e progettuale.

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