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Attività

L’identità competitiva italiana tra cultura, manifattura e turismo

    • Venezia
    • 13 Ottobre 2017

          La cultura ha avuto, e sicuramente avrà, un ruolo fondamentale nello sviluppo economico e sociale dell’Italia. Dal punto di vista storico si tratta di un elemento di identità e di integrazione forte, per un Paese la cui unità si è realizzata prima nella letteratura che sui campi di battaglia risorgimentali. Per quanto riguarda il futuro, la cultura può essere uno strumento di crescita, in grado di generare imprenditorialità anche in quelle aree che faticano a trovare un paradigma di sviluppo perché periferiche rispetto ai grandi centri di aggregazione economica e culturale. Questi territori possono far leva su nuove forme di offerta culturale, sfruttando i mutamenti e le tendenze emergenti nella domanda turistica. 

          Il turismo è tradizionalmente uno dei settori chiave dell’economia italiana, con un peso vicino al 10% del PIL e circa 2,5 milioni di occupati. Eppure, i mutamenti tecnologici e le loro conseguenze sui comportamenti dei turisti obbligano gli operatori a un cambio di paradigma rispetto all’offerta tradizionale che ancora caratterizza una parte preponderante del turismo italiano.

          L’asset da valorizzare è l’enorme e differenziato patrimonio culturale italiano. La straordinaria ricchezza in questo ambito ha rappresentato a volte un freno in un Paese che sembra essersi adagiato su un modello in cui è il mondo che desidera visitare l’Italia e non l’Italia che deve attirare i turisti internazionali. Questo atteggiamento ha portato a pochi investimenti e a una scarsa innovazione del settore turistico; criticità che si uniscono alle esistenti difficoltà di governance del Paese. Tuttavia, il mercato e la concorrenza di economie turistiche più dinamiche come Francia e Spagna stanno spingendo l’Italia a rinnovarsi.

          Quello italiano è un patrimonio culturale sovradimensionato rispetto all’economia nazionale, che fatica a trovare i modi e le risorse per assicurare la conservazione e il mantenimento dei suoi asset. La soluzione è mettere insieme la necessità di risorse e competenze che il Paese ha, con la grande domanda di cultura italiana presente nel mondo. Le competenze, del resto, sono l’elemento critico per un sistema che – pur privo di grandi disponibilità economiche – riesce ancora a mettere a disposizione budget consistenti per mantenere le istituzioni culturali.

          Per mettere a sistema le risorse e le tante eccellenze presenti è necessaria una programmazione strategica che fissi tempi e obiettivi chiari. Va stabilito un approccio di insieme, e al contempo rispettoso delle specificità locali, che sappia capitalizzare i punti di forza dei diversi territori. Il 2018, “Anno europeo del patrimonio culturale” rappresenta per l’Italia una grande opportunità, oltre che una scadenza formale cui allineare i diversi cambiamenti in atto.

          La sfida, tuttavia, va ben oltre il turismo e la cultura: un racconto Paese che sappia valorizzare le sue eccellenze diventa, infatti, efficace diplomazia economica. E può essere un elemento fondamentale  per aumentare l’attrattività dell’Italia in uno scenario competitivo globale.

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