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Attività

L’economia circolare e la sfida della sostenibilità

    • Roma
    • 2 Ottobre 2019

          L’Italia è di gran lunga la superpotenza europea dell’economia circolare, dato che recupera il doppio delle materie prime della media europea, molto più dei tedeschi in tutti i settori, ma in particolare in quelli ipercompetitivi come il legno-arredo. Molto però bisogna migliorare nella corretta gestione di tutte le fasi del ciclo dei rifiuti – dalla raccolta, al recupero, allo smaltimento – è in primo luogo parte integrante di un modello di economia circolare. Una sola Regione del Sud – la Sardegna – registra infatti percentuali di riciclo e di riuso della raccolta assolutamente sopra la media europea.

          In Italia si calcola oggi un riciclo effettivo intorno al 45% per quanto riguarda i rifiuti urbani e del 65% per quanto riguarda i rifiuti speciali cioè quelli di origine industriale, non urbana. La Lombardia ricicla il 74% dei rifiuti raccolti, vale a dire il suo livello di raccolta differenziata è di circa l’80-85%. Si è valutato che ogni regione italiana debba raggiungere livelli di intercettazione dell’organico di 140 kg/abitante/anno, che sono le migliori pratiche di Veneto, Emilia Romagna e Marche. Accanto dunque a posizioni di eccellenza si registrano anche casi meno brillanti: la Sicilia è emblema delle contraddizioni, ha livelli di raccolta differenziata al 22%, porta in discarica ancora il 73%, l’intercettazione dell’organico è tra le più basse in Italia.

          Durante la tavola rotonda è stato criticato il decreto “Sblocca Cantieri” perché non solo non sblocca il riciclo degli impianti da fare in futuro, ma sta bloccando il riciclo degli impianti realizzati e attivi in questo momento in Italia. Si è rischiato di togliere le autorizzazioni a 120 impianti : è dovuta intervenire la Regione Lombardia per sanare forti incongruenze del decreto “Sblocca Cantieri” frutto, si è detto, di visioni fortemente ideologiche di alcuni parlamentari che hanno portato ad un sostanziale blocco del sistema produttivo a livello nazionale.

          L’obiettivo fissato dall’Unione Europea è che il riciclo arrivi fino al 65% nel 2035. Il  nuovo programma della Commissione Van der Leyen che lancia un nuovo Green Deal e punta molto agli investimenti nel settore ambientale propone di stabilire una tariffa doganale all’ingresso per vedere quant’è la quantità di prodotti inquinanti a monte, cioè nel processo di produzione. L’investimento previsto dal programma è di 1.000 miliardi da qui a dieci anni: non è però ancora chiaro dove verranno reperiti questi fondi.

          Esiste peraltro in Italia un gap tra la produzione di rifiuti e la disponibilità di impianti per il loro trattamento. L’Italia, infatti, esporta 3 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, speciali e urbani, pagando ad altri paesi 1 miliardo di euro. Secondo molti osservatori  l’Italia avrebbe bisogno di costruire circa 50 impianti di medio livello e di un piano di investimenti di 10 miliardi.

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