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Attività

Il ruolo dello Stato per il rilancio economico

    • Parigi
    • 28 Giugno 2013

          Il ruolo del potere pubblico, sia a livello locale, nazionale che europeo per il rilancio dell’economia è stato al centro delle due giornate di dibattito.

          In una fase acuta di crisi economica, in cui sono già state messe in campo le riserve della BCE e severe politiche di controllo di bilancio,  ci si interroga quali possono essere i margini di manovra. Vi è consenso tra i presenti che la globalizzazione e la competizione internazionale impongono delle decisioni e delle soluzioni prese a livello dell’UE: riforme strutturali (il sistema bancario ad esempio), la tutela di quei settori industriali europei oggi competitivi, la previsione di strumenti finanziari adeguati (eurobonds nella loro concezione originaria o attraverso finanziamenti garantiti dall’UE) sono le prime proposte emerse dal dibattito. 

          Non giova sicuramente alla soluzione l’attuale ambivalenza degli Stati che, pur appartenendo all’Unione Europea, non esitato a presentarla all’opinione pubblica come un corpo estraneo a guida della Commissione. È però vero, come sottolineato da molti, che nell’UE si è assistito da tempo all’imposizione  di regole che non trovano pari rispetto nelle altre aree economiche. L’applicazione dogmatica in Europa della concorrenza non ha trovato l’auspicabile bilanciamento in dottrine o politiche regolatorie, limitando di fatto la crescita di campioni economici o la protezione di asset strategici dell’UE. A trattati immutati, molti dei presenti auspicano un ritorno allo spirito dell’Unione che ne ha permeato la vita dalla sua nascita sino agli anni ’80, ritrovando quel senso di condivisione e di solidarietà per un bene comune.

          Vi è totale accordo nel definire il ruolo del potere pubblico come la capacità di facilitare lo sviluppo dell’economia reale, soprattutto attraverso il ruolo del settore privato. Un dovere che si concretizza nella creazione di un contesto legale, regolamentare e fiscale favorevole ma soprattutto chiaro e stabile. L’UE non sembra aver preso totalmente coscienza dell’importanza di questo assunto e adotta a volte regole che le sono sfavorevoli (es. IFRS, concorrenza intra-europea, divieto degli aiuti di Stato, solvibilità). Gli Stati, da parte loro, in momenti di difficoltà di bilancio tendono a utilizzare la fiscalità per realizzare rapidi introiti, causando grande instabilità e, a volte, riducendo – se non annullando – l’efficacia di altri strumenti messi in campo per sostenere o regolare l’economia.

          Il bisogno di infrastrutture in Europa è enorme ma difficili sono le scelte tra differenti visioni. Assicurare priorità alla mobilità di prossimità o alle grandi reti? Investire costantemente sui continui progressi delle tecnologie di informazione e comunicazione o privilegiare il costo per i consumatori? Al contrario di quanto accade negli Stati Uniti, i fondi privati tendono a evitare l’equity e gli investimenti a lungo termine, togliendo importanti risorse a quei settori in grado di dare una risposta al bisogno di sviluppo. Questo, viene sottolineato, accade perché viene a mancare nel lungo periodo quelle sicurezze – viste precedentemente – necessarie a chi investe.

          Il Corporate Investment e i fondi strategici potrebbero sopperire a tale necessità. Questi ultimi, con due strategie differenti : i fondi dei paesi in crisi con il compito di riparare i danni del mercato, permettendo la ristrutturazione dei settori problematici, mentre i fondi sovrani dei paesi non indebitati avrebbero come obiettivo di allocare i loro eccedenti per ottenere ricavi.

          Il potere pubblico è dunque rilevante quando le leggi di mercato funzionano male o quando l’orizzonte temporale è di lunga durata. Gli attori pubblici si trovano però di fronte a auna equazione impossibile: intervenire secondo regole di mercato in settori dove lo stesso mercato o non interviene o interviene male. Se per alcuni la partecipazione del potere pubblico non è mai auspicabile in quei casi in cui il settore privato può fare da solo, per altri l’intervento dello Stato è fonte di garanzia o di supporto al settore privato. Nel mezzo, abbiamo il caso delle infrastrutture dove il partenariato pubblico privato è considerato come lo strumento più adatto a condividere i rischi dell’investimento.

          L’incontro ha dunque permesso di identificare da una parte i limiti dei rispettivi ruoli e le forti attese affinché l’Europa adotti regole più efficaci e una concorrenza più giusta. Grazie al ruolo che possono giocare gli Stati, gli altri attori pubblici e le imprese sarà così possibile far emergere e promuovere la voce europea sulla scena internazionale.