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Attività

Idee, strategie, visioni: l’innovazione che ridisegna presente e futuro

    • Genova
    • 19 Aprile 2015

          In un mondo sempre più eterogeneo l’innovazione sembra il cammino obbligato per guidare le grandi trasformazioni ambientali, economiche e sociali che il mondo sta affrontando. I processi innovativi, tuttavia, non sono un fenomeno spontaneo; anzi hanno una loro logica e condizioni precise in cui riescono a prosperare. Per incentivarli è necessario trovare la risposta a tre interrogativi: il primo riguarda la scelta delle tecnologie su cui puntare; il secondo la comprensione di quali saranno gli impatti e i risultati della ricerca in questi campi; il terzo i modi con cui sviluppare idee fuori dal coro, fondamentali per creare cambiamento.

          La prima e la seconda domanda trovano risposta nelle esigenze urgenti poste dalla sostenibilità del pianeta. L’aumento della popolazione, insieme alla scarsità di risorse, mette la scienza di fronte a una sfida enorme. L’obiettivo complessivo della ricerca scientifica deve essere quello di migliorare le condizioni di vita di tutti gli esseri umani, riequilibrando le differenze che esistono a livello globale. Da qui partono due filoni di innovazione per il futuro: il miglioramento delle condizioni di vita di chi abiterà il pianeta e il miglioramento delle condizioni di vita – e anche di viaggio – di chi partirà dalla Terra per esplorare l’universo.

          Per il terzo quesito è necessario, invece, riflettere sul gap che esiste fra l’idea di innovazione (che per definizione è la pratica di alterare l’ordine stabilito delle cose per creare cose nuove) e le sue reali condizioni. I processi innovativi, infatti, sono molto distanti dallo stereotipo del genio che si avvale di un’intuizione fulminea e rivoluzionaria: sono contraddistinti, invece, da tempi molto lunghi e hanno bisogno di un grande sforzo di sistema. Per questo è necessario, innanzitutto, lavorare sulla formazione dei giovani, cercando di cambiare una mentalità di avversione al rischio molto radicata in Europa. Inoltre, bisogna agire per semplificare i tantissimi vincoli burocratici che in diversi Paesi europei, ma soprattutto in Italia, nascondono una scarsa volontà di sostenere il talento e la competizione.

          Creare le condizioni per fare innovazione significa mettere a disposizione delle persone fattori abilitanti. Non significa, però, lasciare che le istituzioni assumano un atteggiamento dirigista. Bisogna prestare attenzione, infatti, a non pianificare troppo le attività di ricerca, perché molte innovazioni – a maggior ragione quelle più rivoluzionarie – avvengono in maniera assolutamente imprevedibile.

          Lo sforzo che le istituzioni devono fare è, piuttosto, quello di trasformare l’innovazione prodotta in un valore per l’economia e la società. In Italia esperimenti come l’Istituto Italiano di Tecnologia rappresentano modelli che rompono con le precedenti istituzioni di ricerca e riescono laddove l’accademia spesso fallisce, cioè nell’attrazione dei cervelli. Si tratta di un progetto da replicare non solo per migliorare il livello della produzione accademica, facilitando l’innovazione, ma in ultima istanza anche per affrontare il problema della disoccupazione giovanile. Perché è il capitale umano giovane che, insieme al coraggio, alla curiosità, e alla voglia di cambiare, costituisce la componente determinante per innescare processi innovativi. 

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