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Attività

Arte, cultura e turismo in Italia: opportunità locali per sfide globali

    • Venezia
    • 26 Ottobre 2012

          I beni culturali e le risorse turistiche offrono al paese una grande potenzialità di sviluppo, purché si risolvano alcune questione strategiche: ad esempio il patrimonio deve divenire leva per la creazione di ricchezza, l’offerta turistica va innovata e va soprattutto riproposta la centralità del rapporto tra sviluppo e infrastrutture.

          Se è vero che esiste una carenza endemica di risorse è vero altresì che l’utilizzo di queste ultime va ottimizzato attraverso politiche di ampio respiro. La cultura, non legata unicamente al turismo, deve essere letta sempre più nell’ottica della produzione creativa in senso ampio. Oggi l’offerta culturale è di massa, ed è fondamentale pensare a due diverse impostazioni di politica culturale: quella indirizzata verso la conservazione e quella rivolta alla produzione, laddove la seconda è stata, nel nostro Paese, sempre ritenuta secondaria.

          Il modello di sviluppo locale fondato su cultura e creatività può valorizzare una serie composita e innovativa di prodotti (dal design alla moda, dal software all’editoria) da abbinare al secondo asse portante del progetto, vale a dire il turismo. Esempi in altri Paesi confortano questo tipo di impostazione ed evidenziano come la produzione culturale possa trovare un ambiente ideale in una terra già naturalmente ricca di spunti e stimoli in tale senso. La dispersione può rivelarsi un rischio e, a maggior ragione, ogni ambiguità andrebbe risolta dal punto di vista, innanzitutto, del corretto dimensionamento tra pubblico e privato. Occorre, quindi, superare la visione della semplice “sponsorizzazione” e pensare a rapporti di interscambio, anche nelle responsabilità, tra pubblico e privato.

          Sul fronte delle risorse umane dei due settori va detto che purtroppo si è di fronte ad una creazione di professionalità che non ha sbocco nel mercato del lavoro. Questa impostazione va corretta alla radice, a cominciare dalle agenzie educative e dalle  università.

          Sul fronte del turismo espandere il concetto di “valorizzazione” implica una gestione del bene che si basi su criteri di marketing, e non può prescindere dallo scenario digitale. Importante notare che l’Italia non offre “prodotti turistici” nuovi da circa cinquanta anni; a ciò si aggiunge la forte problematicità infrastrutturale del Meridione. In un mercato non mediato, dove è il cliente a scegliere in autonomia le mete, l’Italia perde centralità a causa della sua difficoltà ad adattarsi ai nuovi schemi. Ad oggi la regionalizzazione del turismo non ha prodotto i frutti sperati, portando ad una nebulizzazione di offerta non assonante con le metodologie di scelta dei nuovi flussi, malgrado le “cento città” d’Italia siano comunque un innegabile asset.

          Infine, occorre ripensare la diplomazia culturale in maniera più efficace affinché il ruolo dell’Italia non passi in secondo piano, a fronte di realtà estere maggiormente in grado di comunicare in maniera molto efficace le proprie specificità. Per ciò che riguarda la capacità di acquisire Fondi europei, l’Italia può svolgere un ruolo rilevante elaborando progetti soprattutto nell’ambito delle nuove tecnologie, oltre che nella valorizzazione dei cosiddetti “periodi bassi”. La molteplicità delle destinazioni, e quindi della scelta, che l’Italia può offrire, rimane un ulteriore punto di forza – che si riflette sul massimo numero di pernottamenti di turisti cinesi, americani e russi – sul quale lavorare, purché la riconoscibilità, anche simbolica, del nostro Paese non si affievolisca.