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La terza età nucleare

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    • 25 Marzo 2025
    • Aspenia 1/2025
    • Marzo 2025
    • 25 Marzo 2025

    Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, esce in marzo con il numero “La terza età nucleare”. Tra gli autori: Carlo Stagnaro, Carolyn Kissane, Stefano Monti, Marco Ricotti, Maurizio Sgroi, Lapo Pistelli, Nicola Monti, Ruggero Corrias, Jean-Pierre Darnis, Trita Parsi, Michael Eisenstadt, Ali Mustafa, Michael Kimmage e Paolo Guerrieri.

    Un dibattito pubblico maturo sull’energia non può ignorare che l’Italia – così come l’Europa – dipende troppo da forniture energetiche a “rischio geopolitico”: non solo suscitano allarme Nord Africa e Golfo, ma anche la diplomazia “transattiva” di Trump per il gas naturale non lascia tranquilli. Serve maggiore autonomia energetica e il nucleare può diventare un’opzione attraente anche perché garantisce la continuità delle forniture elettriche a compensazione delle intermittenze della generazione fotovoltaica ed eolica. Inoltre, l’evoluzione delle tecnologie negli “small modular reactors” porta vantaggi economici e di sicurezza molto superiori rispetto al passato.

    La seconda Commissione von der Leyen ha presentato il 26 febbraio 2025 l’Affordable Energy Action Plan, recependo le molte sollecitazioni provenienti dal business e dagli stessi governi nazionali. Si è spostata l’enfasi dalla sostenibilità ambientale ai concetti di resilienza e “affordable energy” – assai più orientati alla competitività, con un conseguente accento sulla neutralità delle fonti.

    Se la terza età nucleare apre nel settore dell’energia nucleare civile scenari nuovi e complessi, la questione delle armi atomiche resta non meno strategica e permanente. I timori di una diffusione del nucleare militare riguardano sia l’Asia che l’intero Medio Oriente: non solo Arabia Saudita e Turchia ma soprattutto, in ragione della loro persistente conflittualità, Iran e Israele. Rimane senza risposta il quesito drammatico di “cosa fare” con la Russia che minaccia espressamente l’utilizzo eventuale delle proprie capacità nucleari. L’Europa, contestualmente all’aumento delle spese militari e allo sviluppo di una base industriale della difesa, dovrebbe elaborare una concezione strategica che vada al di là della visione transatlantica tradizionale. I nodi da sciogliere sono noti, ma il tempo per farlo è abbondantemente scaduto.