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L’ombra degli imperi

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    • 7 Ottobre 2025
    • Aspenia 3/2025
    • Ottobre 2025
    • 7 Ottobre 2025

    Aspenia, la rivista trimestrale di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù, è in uscita con il numero “L’ombra degli imperi”. Tra gli autori Mario Del Pero, Edoardo Campanella, Walter Russell Mead, Richard Haass, Elizabeth Saunders, Marta Ottaviani, John Hulsman, Timothy Snyder, Vittorio Emanuele Parsi, Alberto Masoero, Ma Junjie, Soli Özel, Sam Altman, Hindol Sengupta, Giovanni Farese, Carlo Ratti, Nicola Pedde, Alessandro Golkar e Gioia Rau.   

    Siamo, come sostiene una vasta letteratura, in una fase di ritorno degli imperi? Siamo alle prese con nuovi imperi o con imperi per finta? Aspenia parte dalla tesi esposta nel saggio di Edoardo Campanella: la crisi parziale della globalizzazione produce una nuova spinta al controllo diretto di territori, risorse, materie prime strategiche prima scambiate semplicemente sui mercati. Se l’ombra degli imperi sembra persistere ed estendersi dai grandi Stati nazionali agli imperi immateriali delle Big Tech di fatto poi prevalgono narrazioni e illusioni. Seppure in forme molto diverse, negli Stati Uniti e in Russia, in Cina o in Turchia la retorica imperiale è tornata a fare parte dei discorsi politici e delle narrazioni nazionali, ma non è poi riuscita a tradursi in realtà.

    Il mondo del XXI secolo è infatti strutturalmente anti-imperiale: multipolare, con due superpotenze (Stati Uniti e Cina), con attori regionali forti e con una serie di potenze “di mezzo”, non schierate né con l’Occidente né pienamente con i suoi rivali, come dimostra il caso India. È un mondo interconnesso, con una resistenza tecnologica e culturale alla frammentazione del commercio internazionale ed è regolato da norme in erosione, ma che ancora limitano il dominio unilaterale. 

    L’impero non tornerà come forma organizzativa, non certo a breve termine. Non perché manchi la volontà – anzi, mai come oggi leader nazionali attingono al suo linguaggio – ma perché mancano le condizioni strutturali che resero possibili gli imperi passati. Resta però una categoria politologica utile perché serve a capire le ambizioni di potenza, le fratture nei sistemi internazionali, i conflitti tra universalismo e sovranità. Serve anche a capire un lato decisivo – la paura delle dipendenze strategiche e quindi la ricerca di autonomia – della crisi della globalizzazione. E, infine, contribuisce ad allargare lo sguardo ai nuovi domini: dallo spazio alle nuove tecnologie, analizzati nel Forum di questo numero di Aspenia. L’impero, oggi, è in fondo una finzione operativa. Una finzione potente. Ma che si nutre di ombre più che di realtà.