La complessa congiuntura attuale pone gli attori economici e sociali di fronte a continue sfide. In uno scenario di crisi energetica, alta inflazione e gravi tensioni geopolitiche lo sguardo, per interpretare il futuro, deve andare ai prossimi eventi di rilevanza globale, ad iniziare dalle elezioni di mid-term negli Stati Uniti.
La lunga tradizione che vuole perdente il partito del presidente in carica lascia, questa volta, margine a una consistente incertezza. I Repubblicani mantengono un ampio favore nei pronostici per la conquista della maggioranza del Congresso e un più risicato vantaggio al Senato. Tuttavia, in un dibattito riacceso anche dalle recenti sentenze della Corte Suprema sull’aborto, il Partito Democratico ha visto concretizzarsi, negli ultimi mesi, diverse possibilità di recupero.
Un cambiamento della maggioranza parlamentare americana porrà nuove questioni anche a livello internazionale, iniziando dalla crescente rilevanza di una parte del Partito Repubblicano che promette maggior cautela e nessun “assegno in bianco” nel sostegno all’Ucraina. Diverse potrebbero essere anche le conseguenze sul piano energetico dove l’Amministrazione Biden sta giocando la carta delle riserve strategiche per cercare di calmierare il prezzo del petrolio.
In questo campo la sfida maggiore, tuttavia, è in Europa. In un quadro energetico in rapido movimento, l’Unione Europea è chiamata a una scelta di unità e coerenza. L’aumento del costo dell’energia, infatti, è generalizzato a livello globale e adottare politiche nazionali a sostegno del consumo industriale può provocare nuovi squilibri. Maggior senso assume, invece, un supporto finalizzato ad un incremento dei risparmi, elemento essenziale per aumentare la sicurezza energetica a fronte di un’offerta di gas che rimane scarsa e caratterizzata da una bassa elasticità. Del resto, riuscire a fronteggiare la crisi energetica significa essere maggiormente attrezzati per l’importante fase di transizione che il sistema economico globale sta affrontando. Dopo quasi 30 anni di politiche monetarie espansive e di finanza favorevole, imprese, famiglie e Stati sono di fronte a un cambio di paradigma che ancora presenta contorni incerti.
Si tratta di una questione che l’Italia non può sottovalutare. Il Paese dopo una robusta ripresa post-Covid deve fronteggiare le prospettive di recessione con un margine di manovra fiscale che rimane scarso. L’economia italiana è chiamata poi a superare, nel medio termine, gli ostacoli che l’hanno portata negli ultimi decenni a un sostanziale ristagno. Il rilancio economico non può avvenire senza riforme, in primis quelle fiscale e giudiziaria, e nel quadro dei fondi europei previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ridurre la zavorra della burocrazia permetterebbe non solo di liberare il potenziale del Paese in molte aree, fra cui la produzione di energia rinnovabile, ma anche di assicurare successo nell’impiego dei fondi del Next Gen EU. Il loro buon utilizzo da parte dei maggiori beneficiari, come l’Italia, è la chiave per il futuro. Nuove iniziative comunitarie di condivisione del debito e degli investimenti rimangono, infatti, la soluzione più efficace per affrontare a grande scala le sfide economiche, sociali e ambientali con cui l’Europa dovrà misurarsi nei prossimi anni.