La relazione tra sostenibilità ambientale e sviluppo economico, sociale e infrastrutturale deve essere posta al centro del dibattito fra i diversi attori che sono interessati al settore energetico: imprese, istituzioni nazionali ed europee, opinion leader. Il primo passo da compiere riguarda un’analisi, condotta attraverso una prospettiva multi e intersettoriale, sulla recente evoluzione anche normativa del comparto, con l’obiettivo di rinnovare prospettive e priorità.
Partendo da una dimensione sovranazionale, è possibile osservare come i decision maker abbiano mutato le proprie sensibilità nella declinazione delle direttive impartite e nel disegno delle policy: è indubbio, infatti, che i nuovi paradigmi di sviluppo — siano questi riferiti alla dimensione pubblica o privata — debbano tener conto delle sensibilità e dei traguardi imposti in termini di sostenibilità ambientale. Per questo bisogna affrontare l’impatto che la definizione di determinati percorsi e l’individuazione di obiettivi impegnativi e ambiziosi, sempre in termini di sostenibilità, sta avendo sulle dimensioni nazionali. Ad avere un impatto significativo, inoltre, è l’orizzonte temporale ridotto con cui vengono scanditi i momenti entro cui si è chiamati a conseguire le diverse milestone.
Appare chiaro, dunque, che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi se non in modo pienamente coerente con basilari principi di tutela; al contempo la necessità economica, pubblica e privata, deve essere indirizzata e coordinata non solo ai fini sociali, ma anche ambientali. Sulla base di tali considerazioni, è possibile quindi soffermarsi sulle implicazioni di una governance che indichi le priorità di investimento. È necessario, tuttavia, che tale governance abbia a disposizione il capitale politico da investire per incidere sulle inefficienze — al fine di elaborare soluzioni sistemiche in grado di rispondere ad esigenze ormai strutturali, emerse parallelamente ai cambi di paradigma accennati — oltre che sull’armonizzazione di interessi concorrenti e non contrastanti.
Se da una parte emerge la volontà di perseguire e declinare i piani economici in chiave sostenibile, efficientando in tal senso i processi produttivi, dall’altra si possono sottolineare gli ostacoli che impediscono una piena applicazione dei criteri attualmente considerati imprescindibili, nonché i limiti sistemici che ad oggi caratterizzano i contesti operativi all’interno dei quali vi è la necessità di attuare i principi della sostenibilità ambientale. Anche e soprattutto grazie all’analisi dei fattori frenanti che contraddistinguono gli investimenti privati e il conseguimento di obiettivi ambientali, è possibile arrivare a una condivisione di chiavi di lettura e soluzioni, in grado di migliorare la declinazione della sostenibilità economica e sociale nelle sue diverse forme. Alla base vi è la necessità di partire da un approccio di neutralità tecnologica, considerando l’urgenza per l’Italia di continuare e rafforzare le condizioni per fare impresa e attrarre investimenti.
Tale approccio si traduce anche nell’opportunità di mutare l’angolo di osservazione, adottando una prospettiva intergenerazionale che sia in grado di contemplare e far convergere l’interesse dell’oggi e del domani. Si tratta di un esercizio di non facile esecuzione: per essere realizzato, infatti, necessita di un contesto abilitante e costantemente alimentato dal confronto degli attori che lo animano, attraverso l’adozione di un approccio olistico.