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Attività

X. Riunione degli Amici di Aspen – Cultura, società e ambiente: la responsabilità sociale dell’impresa

    • Milano
    • 14 Maggio 2008

          La riunione degli Amici di Aspen accanto a un dibattito su un tema specifico, offre l’occasione di presentare i nuovi associati al gruppo, raccogliere argomenti per le attività future e di annunciare la prossima conferenza annuale del gruppo – tredicesima della serie – a Roma, il prossimo 21 di ottobre. Questa decima edizione si è tenuta a Milano presso il Teatro alla Scala, nel suggestivo Ridotto dei Palchi, grazie alla disponibilità della Fondazione del Teatro alla Scala. Il dibattito – con l’intervento come guest-speaker di Lorenzo Sacconi, direttore di Econometica (centro interuniversitario presso l’Università Milano – Bicocca) e di numerosi partecipanti di rilievo – ha preso avvio da due special reports curati da The Economist sulla Corporate Social Responsability nel 2005 e nel 2008. Nel primo rapporto assai critico (22.I.2005) se ne canzonava il fenomeno con il vecchio adagio di Milton Friedman, per il quale l’unica responsabilità delle imprese dovrebbe essere fare profitti per gli azionisti, sospettando la responsabilità sociale d’impresa (di seguito CSR) di essere un modo dei manager per fare filantropia con i soldi degli altri. Poi, più recentemente (19.I.2008) con uno speciale in cui cambia radicalmente prospettiva, rovesciando l’approccio, sostenendo che la CSR è solo un modo di fare buoni affari. Questa seconda lettura compie un primo passo per una sua migliore comprensione, poiché fa intuire come la responsabilità sociale non sia estranea alle gestione strategica dell’impresa e mette in luce il processo di progressiva integrazione tra le “buone pratiche” di governance e management. Per un verso si può anche dire che l’economia così torna alle origini, poiché la si riaggancia alle scienze morali, da dove essa proviene (basti ricordare che i due testi fondamentali di A.Smith “La ricchezza delle nazioni” e “La teoria dei sentimenti morali” sono interdipendenti). Fu in seguito che essa si rese indipendente con la rivoluzione del 1781 di Jevons e dei marginalisti che introdussero la matematica nell’economia allontanandola dalle scienze morali. Oggi dunque, la responsabilità sociale si presenta come un modello di governo e di gestione dell’impresa secondo cui chi svolge funzioni manageriali o dirige l’impresa o il board ha doveri di natura fiduciaria verso una platea estesa di stakeholder, siano essi in senso stretto, cioè quelli che fanno investimenti di vario tipo in relazione all’impresa, sia coloro che ricevono effetti esterni, positivi o negativi, dall’attività di impresa, compreso quanto investe l’ambiente. La tesi sostenuta dal relatore ospite è che la CSR sia un giusto strumento, non perché sia un altro modo – più efficace – di massimizzare il valore per gli azionisti, ma perché promuove valori quali il benessere economico creato dal sistema delle imprese e l’equità che favorisce la fiducia e gli investimenti. Si traduce così in una crescita del benessere comune che al contempo riduce le disuguaglianze moralmente oltraggiose, rendendo possibile una società migliore. Da una maggiore attenzione ai dettami della CSR sono indubbi i benefici anche per le imprese italiane. Si pensi al problema della crescita dimensionale delle aziende, ancora scarsa, proprio perché esiste una mancanza di fiducia che deriva da una perdita di controllo al momento della fusione. Eppure un’impresa socialmente responsabile è proprio quella con la quale la fusione è possibile cedendo il controllo, sapendo che il valore della propria innovazione non sarà trattato iniquamente. Un altro esempio è la questione della riqualificazione dei distretti industriali, necessariamente una rete di imprese l’una stakeholder dell’altra che poi si confrontano con le istituzioni locali, il Comune, la Provincia, la scuola professionale, l’università e la ricerca, reti di rapporti che sono ben tradotti da una CSR che offre un modello di governo “multistakeholder” che si adatta perfettamente alla possibilità di riqualificare e rilanciare questi distretti, componente importante dell’economia italiana. Insomma, è un modello di gestione e governo, che porta una modifica dell’approccio alla gestione e che si realizza attraverso una serie di passi oramai canonizzati e applicabili, si tratta di avere la volontà di apprenderli e attuarli per inserirsi in una prassi riconosciuta a livello internazionale, senza timore di innovare i processi.

          Strillo: X. Riunione degli Amici di Aspen – Cultura, società e ambiente: la responsabilità sociale dell’impresa